«Mi sono messo giù gli aggettivi che ho raccolto contro di me: miserabile, pagliaccio, sciacallo, razzista, allarmista, fascioleghista». Nell'elenco metodicamente messo a punto da Matteo Salvini, al quale il leader della Lega ha dato televisiva lettura domenica sera agli spettatori di «Non è l'arena» su La7, mancava un epiteto arrivato con la lettura de La Stampa. Qui il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il moderato di natura e di linguaggio Francesco Boccia, l'ha apostrofato con la peggiore delle accuse quando si parla di virus e contagi: «Ora Salvini fa l'untore».
«Untore» non è termine qualsiasi, per non dire che è un orribile insulto, a maggior ragione per un lombardo come Salvini: venivano chiamati così i sospettati di trasmettere la peste, soprattutto durante il morbo del 1630, quello che fa da sfondo alle tribolate vicende amorose di Renzo e Lucia. A Milano fu eretta la Colonna infame, a memoria del processo all'untore a cui si ispirò anche Manzoni. Se nessuno ha ancora chiamato «monatto» Salvini, probabilmente è solo una questione di tempo.
Nell'immaginario politico l'«untore» è colui che va isolato. Per il momento il leader della Lega ha annunciato di aver annullato tutti gli appuntamenti e i comizi in Lombardia e in Umbria, ma tornerà fisicamente presente oggi, nonostante il raffreddore, nello spazio protetto della sala Nassirya del Senato per una conferenza stampa sul Coronavirus.
Eppure c'è anche qualcosa di paradossale nell'ultima, nuova accusa. «Dagli all'untore» fino a oggi era stata la politica per cui la sinistra aveva attaccato Salvini. Prendiamo ad esempio l'ex premier, Enrico Letta: «La destra, sulla questione Coronavirus, ha tenuto un atteggiamento irresponsabile, cercando di alimentare la caccia all'untore». E sui social Salvini continua a pubblicare slogan a caratteri cubitali: «Voglio sapere chi entra e chi esce dal mio Paese».
Non è una novità: è stato lui a mostrare sui social migranti che squartavano pennuti vivi, a suonare pericolosi campanelli come quello in Emilia Romagna, ad alzare i toni in una campagna elettorale perenne. Anche ieri, in un clima in cui le opposizioni hanno offerto collaborazione concreta al governo nella gestione sanitaria, Salvini è tornato ad attaccare Giuseppe Conte, colpevole a suo dire anche di avere telefonato al presidente della Regione Marche per convincerlo a non chiudere le scuole. Si è arrabbiato col premier: «Il mio telefono è acceso giorno e notte, non è pensabile che con i suoi potenti mezzi non riesca a rintracciarmi».
Se si escludono le intemperanze di Vittorio Sgarbi, che qualche giorno fa aveva dato dell'«untore» a un contendente, lo sdoganamento del termine è di queste ore.
Qualche giorno fa è stato Luca Bottura a utilizzarlo, anche in questo caso in funzione antisalviniana (e un po' classista): «Secondo Salvini il Coronavirus sarebbe arrivato attraverso i barconi e i migranti. Se dovessi sposare il suo linguaggio: l'untore è un manager italiano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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