Le sirene delle ambulanze che fanno la coda per raggiunge il pronto soccorso sovrastano la sua voce. È stanca e sfiduciata Tiziana Maniscalchi, Cavaliere della Repubblica per il lavoro svolto nell'emergenza e Primario del pronto soccorso del Cervello, ospedale di riferimento Covid a Palermo. Il virus ha cambiato la sua faccia per chi è già immunizzato con il booster. Ma non per chi ancora rifiuta il vaccino per ignoranza, ideologia e paura. «Su 16 posti in terapia intensiva, 15 sono occupati da malati No vax racconta -. Arrivano da noi in condizioni quasi disperate, con polmoniti gravissime. Per dedicarci a loro dobbiamo fare aspettare per ore i malati già vaccinati, che sono spesso fragili, anziani e con altre patologie. Nessuno si pente, però tutti si fanno curare salvo poi accusarci di essere dei medici razzisti».
Tiziana coordina con lucidità la marea dei contagiati che da 24 ore arrivano in ospedale senza sosta. I conducenti delle ambulanze protestano per le lunghe attese, ma i sanitari ancora non si sono attrezzati per fare miracoli. «Abbiamo una quantità di pazienti infinita. I nostri reparti, circa 250 posti, sono full. Abbiamo fatto spazio nella ginecologia e tra qualche ora riusciremo a recuperare altri 50 posti letto così potremo respirare per qualche ora».
La processione dei nuovi contagiati non accenna a diminuire. E la gente viene smistata. I «codici verdi» sono accolti nella struttura da campo allestita all'entrata del pronto soccorso. Molti dei contagiati hanno pochi sintomi ma tanta paura e quindi si fiondano in ospedale soprattutto nei giorni festivi anche per un mal di pancia. «La metà della gente che arriva viene tenuta in osservazione e poi rimandata a casa - spiega il primario ma rinunciamo a ricoverare anche gente con la polmonite al 20 per cento. La controlliamo e poi la seguiamo a distanza. La degenza è per i più gravi, che sono quasi tutti non vaccinati».
Questi No Vax, se ce la fanno a parlare, pretendono specifiche cure. «Voglio essere curato con i monoclonali - mi chiedono - e si arrabbiano quando gli dico non si posso fare quando si è così gravi. Poi si accertano che nelle flebo non ci sia il vaccino, perché altrimenti non si fanno neppure toccare». La tentazione di mandarli al diavolo è forte e umana. «Le nostre emozioni dobbiamo tenercele dentro. Noi siamo medici e l'assistenza non si può negare a nessuno. Però questi casi assorbono quasi tutta la nostra energia, gran parte del personale e dell'intera struttura. E il morale del personale è molto basso. Sopportiamo stanchezza, turni di 24 ore e difficoltà, ma è difficile assistere certa gente che aggredisce anziché ringraziare per avergli salvato la vita».
Tiziana conosce bene la categoria. Anche lei è stata minacciata. «Ci sono accertamenti per minacce che ho ricevuto sulla mail aziendale, dove diverse volte è stata usata la parola uccidere, uccidere, uccidere». E poi ci sono gli insulti. Maniscalchi aveva lanciato un appello su Facebook sull'importanza di fare il booster e soprattutto la prima dose. «Cari non vaccinati aveva scritto - in questo momento state a casa per evitare di contrarre un'infezione che per voi sarebbe con ogni probabilità mortale a causa di polmoniti gravissime con poche speranze di sopravvivere. È veramente un peccato suicidarsi così, per logiche irrazionali». Le risposte non si sono fatte attendere: 3mila messaggi con insulti di ogni genere, e la frase più odiosa: «Sei un medico razzista».
L'impennata di contagi anche in Sicilia ha fatto alzare la pressione sulle strutture sanitarie. Ieri sera altre due tensostrutture sono state allestite negli ospedali Civico e Villa Sofia e quasi tre pazienti su quattro ricoverati sono non vaccinati.
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