
Sua Beatitudine Louis Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei. Lei è uno dei 133 cardinali elettori che oggi entreranno in conclave. Che emozione è per lei?
«Una grande emozione, siamo già preparati sia spiritualmente che psicologicamente. Per diversi giorni abbiamo avuto raduni insieme, ognuno ha avuto la possibilità di dire qualcosa e adesso dobbiamo fare una scelta».
Che profilo è emerso per il nuovo Papa?
«Un padre, un pastore, ma anche un catechista per insegnare la fede. La gente perde la fede qui in Occidente. Servirà una voce profetica per realizzare la pace nel mondo contro guerre e conflitti. E per le Chiese orientali, io ho insistito anche sul dialogo con l'Islam: Papa Francesco ha compiuto una tappa con il documento sulla fratellanza umana, bisogna continuare e avere una cura speciale per incoraggiare i cristiani dell'Oriente a rimanere a sperare. Sono le radici del cristianesimo».
Quali devono essere le priorità del nuovo Papa?
«Unire la Chiesa e garantire l'integrità della fede. Lui non è un capo ufficio è il successore dell'Apostolo Pietro e deve anche essere missionario».
Deve anche avere un'attenzione per i giovani che chiedono di essere ascoltati?
«Deve conoscere la mentalità della gente di oggi per presentare il Vangelo in un linguaggio nuovo, per attirare la gente. Uno che legga i segni dei tempi, che abbia una sensibilità speciale verso i laici, i giovani, i bambini, le donne. Il Papa non è solo uno che governa il clero, è per tutti».
Lei arriva da una terra di sofferenza, il nuovo Papa deve avere come priorità anche i cristiani che spesso soffrono le persecuzioni
«Penso che la priorità debbano essere questi cristiani dell'Oriente, in Libano, in Siria, in Palestina, in Iraq. Tante persone lasciano il Paese, Papa Francesco era molto vicino a loro, se il nuovo Papa non avrà una preoccupazione diretta con le chiese orientali, ma anche con i capi di questi Paesi, per rispettare i diritti dei cristiani, i cristiani fuggiranno».
Quindi il dialogo con l'Islam
«Sì, è molto importante, perché oggi la religione musulmana viene dopo la religione cristiana. I musulmani vivono anche in Occidente, non c'è una pastorale verso di loro, non c'è un'accoglienza, alcuni diventano fanatici e creano problemi. La Chiesa deve pensare anche a loro».
Lei pensa che il nuovo Papa possa essere amato come Papa Francesco?
«Ognuno ha le sua peculiarità, non può esserci un 'copia e incolla', ma penso che chi arriva sarà come lui, continuerà ciò che ha fatto Francesco, ma deve fare di più, perché il tempo, la cultura, la gente cambia. Un padre che pensi a tutti».
Che tenga conto anche della collegialità all'interno della Chiesa
«Deve dare voce a tutti. E aggiungo che lui non deve essere da solo: ci vuole un gruppo di lavoro con lui, anche alcuni laici, preti, cardinali, vescovi, perché lui non può sapere tutto da solo, deve poter chiedere consigli agli altri.
Qual è il suo augurio adesso per la Chiesa che verrà?
«Che sia una Chiesa apostolica, una Chiesa vicina
alla gente, dunque non sopra la gente, una Chiesa che cammina, come Papa Francesco ha fatto con la sinodalità. La Chiesa non può essere rigida, la Chiesa deve andare dove la gente va per orientare la gente verso Cristo».
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