Il Papa apre le porte di casa a quattro profughi cristiani

La prima famiglia di profughi accolta dalla Santa Sede non è una famiglia musulmana o dall'identità religiosa incerta, ma una famiglia di cristiani siriani devoti e praticanti

Il Papa apre le porte di casa a quattro profughi cristiani

Non sarà nel nome di Avvenire. E questo l'abbiamo capito. L'ha spiegato giovedì il direttore Marco Tarquinio prendendo le distanze - con l'editoriale intitolato «Non nel nostro nome» - dalla campagna lanciata da questo quotidiano per l'apertura di corsie preferenziale per i profughi cristiani. Nei fatti l'idea lanciata da il Giornale sembra però in piena sintonia con le affinità elettive del Vaticano. Stando a quanto rivelano a il Giornale fonti vaticane la prima famiglia di profughi accolta dalla Santa Sede dopo l'invito di Papa Francesco ad aprire le porte delle parrocchie ai migranti non è una famiglia musulmana o dall'identità religiosa incerta, ma una famiglia di cristiani siriani devoti e praticanti provenienti da Damasco.

L'incredibile storia di questa famiglia - a cui Papa Francesco ha voluto ieri dare il benvenuto prima d'imbarcarsi sul volo per Cuba - inizia a fine primavera. Non possiamo rivelarvi chi siano il padre di famiglia, sua moglie e i due figli di 17 e 13 anni che per primi hanno beneficiato dell'invito papale. Possiamo però raccontarvi che lui, 45 anni e sua moglie, 46, incominciano a preoccuparsi per la propria sorte e per quella dei figli a metà maggio quando le bombe dei ribelli, avanzati dalla periferia di Jobar, cominciano a cadere con sempre maggiore intensità sul quartiere cristiano di Kassa. Fino a quel momento moglie e marito hanno sempre rifiutato l'idea di abbandonare la Siria e i luoghi in cui sono nati e cresciuti. Ma a quel punto dopo la caduta di Palmira, dopo il rapimento di decine di cristiani intorno al monastero di Qaritayn, incominciano a guardarsi attorno.

Il padre parla italiano e in gioventù ha studiato a Milano. La prima idea è quella di prendere un visto turistico per l'Italia rivolgendosi all'ambasciata di Beirut. Ma anche così non è facile. La nostra ambasciata in Libano non ha alcuna disposizione particolare in merito ai cristiani. Per la nostra diplomazia sono siriani come gli altri, non meritevoli di alcuna particolare agevolazione. Solo l'attenzione e la sensibilità di un alto funzionario della Farnesina rendono possibile il primo piccolo miracolo. E così a metà agosto la famigliola si ritrova tra le mani quattro visti turistici di tre settimane. Non è una soluzione, ma è abbastanza per poter sperare di rilassarsi in Italia ospitati da alcuni amici e cercar di capire come tornarvi in maniera stabile e prolungata in un eventuale futuro.

Qui, però, interviene il secondo grande miracolo. Il 6 settembre, mentre la famiglia è in volo da Beirut a Malpensa, Papa Francesco lancia un accorato appello a parrocchie, comunità e santuari d'Europa. «Ognuno - esorta durante l'Angelus - accolga una famiglia di profughi». Un'esortazione seguita dall'annuncio che «le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi». Due giorni dopo, mentre la famigliola sta disfando le valigie in una città del nord Italia, una telefonata del Vaticano invita il capofamiglia a presentarsi alla parrocchia di Sant'Anna a Roma. Lì, tra la sorpresa dell'invitato, tutto è già pronto.

Quella famiglia cristiana e praticante, con due figli in giovane età, costretta ad abbandonare la propria casa sotto la spinta degli assalti jihadisti, evidentemente soddisfa i canoni di accoglienza con cui la Santa Sede intende dare seguito all'esortazione papale. A quel punto basta un sì dell'invitato. Un minuto dopo l'Elemosineria Apostolica gli mette tra le mani le chiavi di un'abitazione a pochi passi da Sant'Anna organizzandogli un trasloco immediato.

E così inaspettatamente quel padre di famiglia, quella moglie e quei due ragazzini cristiani atterrati in Italia confidando solo in una breve vacanza si trasformano nella prima

famiglia di migranti sotto tutela del Vaticano. Una scelta semplice quanto comprensibile. La scelta di quattro cristiani perseguitati nel nome della naturale carità cristiana. E di una naturale affinità religiosa e spirituale.

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