Il paradosso: no alle cicche sì all'incesto

In Germania vorrebbero depenalizzare l'amore fra consanguinei, mentre in Italia per strada è vietato giocare a palla e girare a torso nudo. E presto buttare sigarette

Il paradosso: no alle cicche sì all'incesto

Mentre in una larga parte del pianeta ancora non matura l'idea che la donna possa uscire di casa a volto scoperto, in quest'altra parte dello stesso pianeta, Occidente evoluto, si sdogana l'incesto. Il legame che da sempre viene rifiutato come sacrilego, vero orrore contro natura, e pazienza se i faraoni lo praticavano per tutelare la purezza del sangue, improvvisamente diventa conquista di civiltà. È la Germania a risollevare lo scabroso dibattito sociale. Il Comitato etico di Berlino ha caldamente invitato Parlamento e governo a depenalizzare il reato. «Se c'è amore e libera partecipazione - spiegano i saggi - il rapporto non può essere vietato e punito».

Neppure il legame amoroso tra fratello e sorella, o tra genitore e figlio, con tutti i ben noti rischi per le eventuali procreazioni, neppure questo ultimo muro sta più in piedi (in Italia è reato solo se provoca «pubblico scandalo», solita ipocrisia acrobatica dei nostri legulei). Continua la parossistica corsa a liberarci da tutti i vincoli che ingolfano la nostra libertà. Nella sfera sessuale siamo a buon punto, tutto sommato dovremmo dichiarare lo stato di fine lavori: possiamo sposarci tra uomini e tra donne, possiamo commercializzare spermatozoi, possiamo affittare uteri in giro per il mondo, possiamo tradire il coniuge, possiamo prostituirci, possiamo vendere materiale pornografico, possiamo avere come genitori due mamme o due papà. Pensandoci bene, forse a noi occidentali manca solo l'ultimissimo dettaglio, la facoltà di avere due o trecento mogli, diciamo così un harem , ma forse non insistiamo eccessivamente perché sappiamo cosa significhino due o trecento mogli occidentali.

Vinte le faticose battaglie per queste conquiste di civiltà, può venire la tentazione di pensare che ormai viviamo nel migliore dei mondi possibili, come pensava il buon Pangloss del Candido . Diamine, ci siamo dotati pure di incesto, cosa vuoi di più dalla vita. Alle volte, però, le combinazioni: proprio mentre registriamo l'ultima conquista, Renzi fa sapere che nelle prossime leggi sarà previsto il divieto di buttare la cicca per terra. Bella legge, sacrosanta e doverosa, niente da dire. Però umanamente suona un poco paradossale che un individuo qualunque, nell'evoluto Occidente, possa avere amplessi con la sorella mentre appena fuori casa venga punito se butta la cicca sul marciapiede.

Siamo dichiaratamente dei dissociati mentali. Da una parte lottiamo strenuamente per le libertà individuali, fino alle soluzioni più acrobatiche. Dall'altra c'è tutta una corsa a regolare dall'alto i comportamenti, restringendo con divieti capillari ogni fattispecie. Alle edicole sono esposte le maialate più pittoresche (libertà di pornografia), ma lungo le stesse vie nessuno di noi può circolare a torso nudo (atti osceni). Possiamo procurarci un figlio per via eterologa, ma i figli non possono giocare a palla per strada o a battilarda sul bagnasciuga. Depenalizziamo l'incesto e nel frattempo tartassiamo gli obesi, multandoli qua e là per il mondo se bevono bibite o cedono alla tentazione dell'hamburger. In Inghilterra sanzionano i genitori che non mandano il figlio a scuola, lungo le nostre riviere di volta in volta vietano le infradito, il pareo, l'ombelico scoperto...

Siamo libertari e liberticidi dentro la stessa anima, non vogliamo limiti eppure spariamo raffiche di divieti: questa la situazione nell'Occidente post-moderno. E nemmeno ci accorgiamo del paradosso. Se ce ne accorgiamo, fa lo stesso. La schizofrenia nei comportamenti sociali è ormai una condizione stabile: abbiamo l'ambizione inconscia di permetterci qualunque cosa e l'ambizione inconscia di regolare qualunque momento della nostra vita. Allargando il discorso: vogliamo bere tutta la birra che vogliamo, però senza alcol. Vogliamo mangiare tutte le caramelle che vogliamo, però senza zucchero. Adoriamo l'estate, però fresca. Amiamo anche l'inverno, però mite.

Non c'è altro da dire.

Arrivati al terzo millennio, ci ritroviamo con una diagnosi poco rassicurante: siamo in presenza del classico caso di bipolarismo. Che non è una suggestiva evoluzione dello scacchiere politico, ma una serissima malattia della psiche. Abbiamo bisogno di uno bravo.

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