Parentopoli per legge: sì ai familiari portaborse

Via libera a nipoti e cugini

Parentopoli per legge: sì ai familiari portaborse

Napoli - I nipoti so' piezz 'e core. Ma pure gli zii e i bisnonni, volendo. Nella «casa di vetro» regionale (ipse dixit) il governatore-moralizzatore Vincenzo De Luca tace sulla norma che legalizza la parentopoli nel parlamentino campano. I consiglieri regionali potranno nuovamente assumere come collaboratori i familiari e gli affini di terzo grado. Un divieto che era stato posto nell'ottobre 2013 dall'allora presidente forzista Stefano Caldoro.Il blitz è stato portato a termine dall'Ufficio di presidenza con voto unanime, senza passare per l'Aula. Mossa che non è piaciuta al capogruppo dei Verdi Francesco Borrelli: «Chi rappresenta le istituzioni ha detto deve andare al di là della legge ed evitare assunzioni o contratti di collaborazione e consulenza che possano indurre il cittadino a credere che chi fa politica lo fa per un interesse personale». L'ex assessore al Lavoro Severino Nappi è stato ancor più tranchant: «Sono contrario alla demagogia ma credo che bisogna dare un segnale chiaro proprio per contrastare quelli che di demagogia vivono. I parenti dei politici non devono ricevere incarichi pubblici senza concorso».

Per i consiglieri grillini - non rappresentati nell'Ufficio di presidenza - «l'allentamento delle maglie sui legami può spalancare le porte a una nuova parentopoli». Chi difende il provvedimento si appella al Codice civile sostenendo che l'esclusione dei parenti di terzo grado fosse troppo stringente e in contrasto con le disposizioni di legge in materia. Di sicuro, nelle ultime due consiliature gli eletti hanno galoppato a briglia sciolta. È capitato che il consigliere affidasse la comunicazione del gruppo alla moglie giornalista. O che la consigliera, con fratello direttore generale di una società partecipata, si ritrovasse nell'ufficio attiguo il marito «comandato» da un ente pubblico con super-stipendio e benefit inclusi. Un'altra aveva affidato il coordinamento della sua segreteria al figlio del cognato. Un'altra ancora aveva messo sotto contratto la sorella della suocera come esperta in relazioni internazionali. Oggi, gira voce di rapporti di collaborazione con fidanzate e cugini, ma non c'è nessuna norma che lo vieta. Il limite riguarda solo genitori, figli, fratelli, suoceri, generi, nuore e cognati. Il vero buco nero sono però le 43 partecipate di Palazzo Santa Lucia. È lì che, in gran silenzio, è stata celebrata la cerimonia laica del «tengo famiglia».

L'ultimo caso è di luglio e riguarda la nuora di un ex presidente passata grazie al Jobs Act da un contratto a tempo determinato a uno indeterminato. Nulla di nuovo sotto il sole se lo stesso Sceriffo pare stia preparando la discesa in campo del figlio Roberto prima come consigliere comunale e poi come futuro sindaco di Salerno. La linea dinastica è tracciata.

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