Milano - La partita sulla sede dell'Agenzia europea del farmaco non è chiusa: «Rimane la partita costituzionale - spiega l'eurodeputato Giovanni La Via (Ap, gruppo Ppe), che ieri ha guidato la missione della Commissione Envi dell'Europarlamento ad Amsterdam -. Noi combatteremo fino alla fine questa battaglia. Rimangono una serie di perplessità: il Consiglio va avanti senza che ci sia stata una decisione finale congiunta con il Parlamento». In gioco: la riassegnazione della sede dell'Ema, che dovrà lasciare Londra il 29 marzo 2019, in seguito alla Brexit, da Amsterdam a Milano. La partita ieri ha cambiato campo: dalla questione della inadeguatezza delle sedi provvisorie proposte dalle autorità olandesi e del rischio del mancato rispetto dei tempi per la consegna del Vivaldi Building, futura sede definitiva, si è passati all'intricata questione costituzionale. Ovvero alla guerra di ricorsi tra l'Italia (il Comune di Milano ne ha presentato uno al Tribunale dell'Ue di Lussemburgo e un altro alla Corte dei Conti europea, mentre Palazzo Chigi si è rivolto alla Corte di giustizia Europea) e l'Europa. Il vizio sta in partenza secondo Silvio Berlusconi: «Si è arrivati a non contare niente. A Bruxelles quando si decideva non c'erano il sindaco di Milano, il Ministro della Sanità, il presidente del consiglio. Le cose in Europa non si ottengono così».
Così se il consiglio Ue bolla come «irricevibile» e «grottesco» il ricorso presentato dal Comune, il sindaco di Milano Beppe Sala non
si scompone: «Non spetta certo al consiglio Ue decidere sulla richiesta di sospensiva perché il ricorso è stato presentato al Tribunale di giustizia di Lussemburgo» osserva Sala. Quindi «la partita è più che mai aperta».
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