La partita a scacchi del Quirinale: nuovo incontro tra Berlusconi e Alfano

Dopo il faccia a faccia con Renzi domani Berlusconi vedrà di nuovo Alfano. Si cerca un "moderato" che piaccia al Pd

La partita a scacchi del Quirinale: nuovo incontro tra Berlusconi e Alfano

A nove giorni dall'inizio delle votazioni per eleggere il nuovo Capo dello Stato, cresce la fibrillazione tra le forze politiche. Domani si terranno nuovi incontri tra Forza Italia e Area popolare (Ncd-Udc) sull’Italicum e il nodo del Colle. E dovrebbe essere in programma, salvo smentite, anche un incontro tra i capigruppo di Camera e Senato azzurri e alfaniani. Diverse fonti danno inoltre come probabile un "secondo round" tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, dopo il faccia a faccia di lunedi sera a Milano. L’incontro tra il leader di Forza Italia e Alfano dovrebbe tenersi intorno alle 14,30 al gruppo di Forza Italia al Senato. Delle delegazioni dovrebbero far parte i capigruppo azzurri, Paolo Romani a Palazzo Madama e Renato Brunetta alla Camera, e i capigruppo di Area popolare (Ncd-Udc), Maurizio Sacconi al Senato e Nunzia De Girolamo a Montecitorio. Alle 16 è invece confermata la riunione a Palazzo Grazioli, nel "parlamentino" azzurro, di Berlusconi con i deputati di Forza Italia. Resta ancora incerta la convocazione del Comitato di presidenza.

Intanto Renzi prende definitivamente atto che il Pd non è quella "forza tranquilla" (per citare Mitterand) che lui vorrebbe, un partito che marcia compatto per vincere partite decisive come quella sulla legge elettorale (e quella di domani sul Quirinale). I democratici sono anzi parecchio agitati e, di fatto, una trentina di senatori Pd, nonostante gli sforzi del premier per convincerli a non bloccare l’Italicum, fanno mancare i loro voti. Renzi perciò si è convinto che la cosa più giusta, per garantirsi un salto perfetto nel cerchio di fuoco della legge elettorale, è appoggiarsi a Berlusconi, e quindi tenere fede al Patto del Nazareno, non mettendo a repentaglio l’immagine della sua leadership riformatrice. Così al mattino dà il massimo risalto istituzionale all’incontro con Berlusconi, ricevendolo a Palazzo Chigi per oltre un’ora.

Fonti di maggioranza ed opposizione raccontano che il premier chiede al Cavaliere la garanzia dei voti Fi sull’Italicum, in tutte le sue parti (compreso l’emendamento Esposito). Il Cavaliere prende tempo e va ad incontrare i suoi senatori. Già a partire dalla scelta del nuovo presidente, per la quale Berlusconi insieme ad Alfano offre gli oltre 200 voti di Fi-Area Popolare. Ma chiede in cambio che al Quirinale vada un candidato moderato, meglio se una personalità esterna al Pd. È Renzi stavolta, che non si impegna e ascolta come una sfinge, rinviando ogni decisione. E sempre fonti di maggioranza e opposizione raccontana di una telefonata di Renzi al Plebiscito nel pomeriggio, dove Berlusconi convince i suoi a tenere fede al Patto con l’esclusione dei venti senatori fittiani (che ribadiscono il loro no). Si rinsaldano le ragioni del Nazareno e Renzi fa un passo verso un candidato scelto sì dal Pd, ma insieme a Berlusconi ed Alfano. La minoranza Pd resta interdetta, a Palazzo Chigi è forte, invece, la preoccupazione per l’insofferenza manifestata oggi dai senatori Dem, che potrebbe sommarsi a quella dei fittiani, di esponenti Fi ed Ncd, di pezzi di M5s. Come dice il ministro Boschi "i numeri per far passare la legge elettorale" ci sono. Ma potrebbero esserci grossi rischi sul Quirinale.

Berlusconi sull'Italicum

"Da sempre affermiamo - dice Berlusconi in una dichiarazione rilanciata in serata dalle agenzie di stampa - che dal 1948 ad oggi noi italiani non abbiamo mai imparato a votare. La legge in discussione al Senato può forse essere lo strumento per
superare quella frammentazione endemica del quadro politico che riteniamo essere uno dei peggiori mali della nostra democrazia e che troppe volte, nei decenni passati, ha contribuito a minare l’efficacia della azione di ogni governo".

"Ora con la nuova legge elettorale - prosegue il leader di Forza Italia - l’attribuzione del premio di maggioranza a una lista invece che a una coalizione può rappresentare un importante stimolo a superare egoismi e particolarismi delle forze politiche, quasi una imposizione di

legge per l’unificazione del Centro-Destra". Berlusconi rileva anche come "è questo un ulteriore tentativo per raggiungere quel bipartitismo che davvero riteniamo essere la migliore soluzione per governare un Paese".

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