Il Partito della Nazione? Dipende dai nuovi sindaci

Il Partito della Nazione è alla prova generale delle Amministrative

Il Partito della Nazione? Dipende dai nuovi sindaci

Per quanto affascinante, immaginare oggi come Matteo Renzi deciderà di muoversi di qui al prossimo anno è davvero un esercizio arduo. Tanto che i teorici delle elezioni anticipate al 2017 e coloro che sono invece convinti che il premier porterà a scadenza la legislatura fino al 2018 hanno entrambi validi argomenti a sostegno delle loro tesi. Il punto, insomma, è che più probabilmente si tratta semplicemente di due scenari plausibili e possibili. Su cui incideranno non poco due passaggi chiave: la tornata amministrativa di giugno e il referendum confermativo sulle riforme di ottobre. Su quest'ultimo Renzi è stato piuttosto chiaro, tanto da dire che in caso di sconfitta lascerà la politica. Un modo per depotenziare le prossime elezioni e gettare le basi di una campagna referendaria che sarà a tambur battente, così da preparare il terreno per un eventuale voto nel 2017.Ma il vero stress test in vista di possibili elezioni anticipate sarà la tornata amministrativa di giugno. Non tanto perché andranno al voto le città più grandi del Paese, da Milano a Napoli, passando per Roma, Torino e Bologna. Né perché si tratta di elezioni che coinvolgono con una certa omogeneità il territorio nazionale. Il punto, invece, almeno in ottica renziana, è verificare la tenuta del Partito della nazione, che - sotto vesti diverse - corre sia a Milano che a Roma. È evidente, infatti, che Giuseppe Sala - il favorito delle primarie milanesi che si terranno domani e domenica - è l'incarnazione del progetto renziano dell'andare oltre il Pd. Direttore generale del comune di Milano con Letizia Moratti, Sala è stato uomo così vicino al centrodestra che ancora qualche giorno fa Silvio Berlusconi ironizzava in privato sul fatto che adesso è «costretto a fingersi di sinistra». Il suo risultato, dunque, sarà una cartina di tornasole importante per capire quanto il cosiddetto Partito della nazione perde a sinistra e guadagna al centro.

Allo stesso modo, se pure meno evidente, a Roma si dovrà pesare la corsa di Roberto Giachetti. L'ex radicale, infatti, ha contro non solo tutto quello che c'è a sinistra del Pd (Stefano Fassina si è candidato da tempo) ma pure l'ala antirenziana dei Democrati che a Roma fa capo a Massimo D'Alema.

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