Un partito di senza partito Così Vendola rifonda il Pci

Nichi sogna di emulare gli spagnoli di "Podemos" puntando su un asse anti-Renzi di estrema sinistra. E nella corsa al Colle può lanciare la volata a Prodi

Un partito di senza partito Così Vendola rifonda il Pci

Non sarà la «fabbrica di Nichi». Al bando nostalgie anni '70, niente più radical-chic chiusi in se stessi, tipo gli autistici personaggi della lista Tsipras. Tanto per dare una «brutta notizia» a Matteo Renzi, dice Nichi Vendola, non sarà neppure, nell'ordine: «rassemblement di rancorosi, raduno di duri e puri della sinistra radicale o di reduci dell'alternativa mancata».

Nel petroso deserto che fu la sinistra italiana, il cammino riprende da Milano, 23-25 gennaio prossimi, da un evento «inedito» denominato Human factor in virtù del fatto che non c'è più ideologia, non sigle, ma solo la «dignità delle persone». Stavolta sapendo persino, come Vendola sa, che la personale parabola vincente è tramontata, che i tram per la leadership passano una sola volta nella vita. Curioso cammino, dunque, quello del capo carismatico di Sel, che per sé ormai sogna un futuro alla Pietro Ingrao, come «padre nobile», intellettuale e poeta come s'è sempre raffigurato. E sempre abbastanza affascinato dall'idea di un Pci 2.0, di governo più che piazzaiolo. È perciò nell'esperienza giovanile del Vendola militante e di quella matura del Nichi governatore che va ricercata la natura di quel che sarà. E che vuol mantenere un orecchio assai attento a quel che si muove. «Con il 62 per cento degli elettori che non vota in Emilia Romagna non è cambiata la politologia ma l'antropologia. Con questo voto finisce la parabola del riformismo padano». Si guarda oltre, a ciò che oggi sul mercato del voto è quanto di più spendibile, ancorché sembri il paradosso dei paradossi: il partito dei «senza partito».

Evidente che la crisi della forma di protesta grillina porta acqua al mulino. Il disorientamento degli elettori del Pd, e ancor più degli iscritti, mette altra legna in cascina. Si guarda alla Cgil e ancor di più alla Fiom di Landini, «una straordinaria risorsa». Ma sull'eventuale leadership landiniana la concorrenza è aperta: sia perché non si può escludere che Vendola voglia (ancora) un partito a propria immagine e somiglianza, sia per l'attuale indisponibilità del capo sindacale. Sottile la formula trovata da Nichi per tenersi a distanza di sicurezza: «Fortunatamente Landini è uno dei volti più popolari della piazza e dell'opposizione. In questa stagione noi abbiamo bisogno che il sindacato faccia fino in fondo il proprio mestiere. Cosa faranno Landini così come la sinistra del Pd non va chiesto a noi».

La novità sta nel cambio di passo - finora si pensava allo scioglimento di Sel per ripartire tutti daccapo - e nei tempi dettati dalle prossime contingenze politiche e istituzionali. Sel, fa sapere Vendola, «non è affatto morta come nell'immagine costruita a tavolino perché funzionale al Pd, bensì viva e vegeta e in pochi mesi ha riguadagnato il centro della scena politica, attraverso l'ostruzionismo dei nostri parlamentari». Qui s'innestano due obbiettivi, magari ambiziosi, eppure tutt'altro che aleatori. Il primo, di medio periodo, sarà quello di creare una Federazione sul modello del movimento spagnolo Podemos (ora primo nei sondaggi), che possa finalmente «battere Renzi». Il secondo, più immediato, si nasconde nel futuro ingorgo istituzionale, con la corsa alla successione di Napolitano. Ed è in questa chiave, preludio a giochi di «sponda» esiziali, che va letta la formula scelta da Vendola per attaccare le politiche renziane. Se «non c'è nulla di più archiviabile come modernariato politico» dell'ex premier britannico, Tony Blair, cui si rifà Renzi, «allora non si capisce perché Prodi debba essere trattato da protagonista della preistoria».

L'accenno calza a pennello sui sommovimenti in corso nel Pd per riaffermare le logiche dell'Ulivo. E sottintende il lancio del suo inventore sul Colle più alto: una quarantina di voti in Parlamento, quelli di Sel, valgono oro. Investimento a rendita garantita per il futuro della sinistra.

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