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Il partito tedesco anti-islam? Un flop

Pegida sempre più isolato dopo il massacro di Charlie Hebdo: perfino l'euroscettica "Alternative" si dissocia

Il partito tedesco anti-islam? Un flop

Berlino - Lasciare l'elmetto e indossare giacca e cravatta una volta per tutte. Ricompattare un partito giovane ma lacerato dai personalismi e incerto sulla rotta da seguire. Unificare la segreteria superando l'attuale triumvirato. Sono molteplici le sfide per Alternative für Deutschland, il primo partito tedesco favorevole all'abolizione dell'euro. Da ieri circa in duemila partecipano a Brema al congresso della formazione euroscettica, vera novità del firmamento politico tedesco. Già dall'avvio dei lavori la platea ha rumoreggiato contro Bernd Lucke, fondatore del partito.

Il patron di AfD appare spesso sui media, facendo ombra agli altri due co-segretari. A soffiare sulle braci della contestazione ha contributo il vicesegretario ed eurodeputato Hans-Olaf Henkel. Con un'intervista al quotidiano economico Handelsblatt , l'anziano ex presidente della Confindustria tedesca ha messo in chiaro che AfD non deve avere nulla a che fare con Pegida: «Il partito potrà affermarsi solo quando non avrà tentennamenti: un partito xenofobo è destinato a naufragare». Una chiara presa di distanza da parte di un uomo dell'establishment nei confronti del movimento anti-islamico che dallo scorso autunno ogni lunedì sera anima le strade di Dresda. Henkel è l'uomo chiamato mesi fa da Lucke a rassicurare gli industriali: agli elettori di AfD l'euro non piace, ma con la moneta unica l'export tedesco è ai massimi da anni. Henkel sta là a garantire che le imprese tedesche saranno tutelate anche dagli euroscettici.

La richiesta di rompere con Pegida servirà a fare uscire il partito dall'ambiguità, visto che la giovane co-segretaria Frauke Petry (classe 1975) aveva invece aperto agli uomini di Pegida, invitandoli a esporre il loro programma «contro l'islamizzazione dell'Occidente» dentro al Parlamento della Sassonia. Come provato da una serie di recenti studi, presso i tedeschi l'islamofobia è un sentimento sempre più diffuso. Allo stesso tempo, però, in un Paese dove forte è l'impronta dell'antinazismo militante, le marce anti-islamiche di Dresda hanno provocato una serie di contro-manifestazioni di solidarietà con gli immigrati in quasi tutto l'ovest tedesco. Pegida ci ha poi messo del suo con le dimissioni del suo fondatore, il pregiudicato Lutz Bachmann che si è fatto ritrarre con capelli e baffetti alla Hitler. Di lì a poco si è dimesso tutto il gruppo dirigente e il movimento sembra sbandare. Una deriva tanto più paradossale considerato che solo a inizio mese i fatti parigini di Charlie Hebdo sembravano destinati a dare nuova linfa ai «patrioti» di Dresda.

Henkel ha capito che la compagnia non era delle più raccomandabili e ha sterzato verso il centro. E Lucke sembra seguirlo tant'è che ha cercato di riportare la discussione dall'islam all'euro: «La Grecia deve lasciare la moneta comune: speriamo che lo facciano». Il capolavoro di Lucke è stato unire i ricchi tedeschi iper-tassati dell'ovest e i meno abbienti ex abitanti della Ddr nell'odio per la moneta unica europea. Uno sbandamento xenofobo rischia di rovinare il progetto per fare di AfD un nuovo soggetto «nazionale e conservatore» da posizionare subito a destra della Cdu di Angela Merkel.

Una manovra delicata, messa a rischio dall'anima populista di AfD, sempre in agguato. Solo pochi giorni fa il segretario del Brandeburgo, Alexander Gauland, ha chiesto al governo di mettere fine all'immigrazione dal Medio oriente per ragioni di «compatibilità culturale».

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