Il pasticcio dei moduli. Dimenticata la Severino

Sicilia al voto: candidature entro oggi. I sondaggi premiano Musumeci. Il candidato Pd distaccato di 12 punti

Il pasticcio dei moduli. Dimenticata la Severino

Ci mancavano solo i pasticci dell'Ufficio elettorale della Regione siciliana guidata da Rosario Crocetta per aggiungere caos al caos e al clima di tutti contro tutti in cui tra un mese esatto, il 5 novembre, i siciliani voteranno per eleggere il nuovo governatore. Nei moduli predisposti per l'accettazione delle candidature, infatti, c'è un errore relativo alle cause di incandidabilità. Si fa riferimento a una legge del 1990 e non alla legge Severino, la norma in vigore che la Sicilia nonostante l'autonomia ha recepito. E il problema, scoperto peraltro nel giorno della presentazione di candidature e liste alla Corte d'appello (i termini scadono oggi alle 16), non è da poco. In caso di ricorsi, infatti, potrebbero scatenarsi una serie di impugnative, dal momento che i candidati deputati regionali hanno firmato comunque una dichiarazione incompleta.

Un pasticcio. L'ennesimo della gestione Crocetta che resterà negli annali per i suoi disastri. Allarga le braccia l'assessore agli Enti locali Luisa Lantieri, responsabile dell'Ufficio: «Stanno lavorando per risolvere il problema». Ma i moduli sbagliati sono in corso di presentazione, e con ogni probabilità i candidati saranno costretti a presentare delle integrazioni. Tra l'altro la legge Severino prevede come causa di incandidabilità una serie di reati che non erano inclusi nella legge precedente, citata nel modulo. Ergo anche le stesse verifiche che la Corte d'appello sta facendo vengono comunque falsate.

Pasticcio modulistica a parte, la polemica che tiene banco è tutta interna al centrodestra. Centrodestra che secondo tutti i sondaggi - l'ultimo quello di Demopolis - è saldamente in testa in questa versione unita che ricorda il modello Liguria. Il candidato Nello Musumeci è primo con il 34,5%, seguito a tre punti di distanza dal candidato grillino Giancarlo Cancelleri (32%). Dietro, ma molto dietro con 10 punti di distacco, la «rivoluzione gentile» del rettore di Palermo Fabrizio Micari (22,5%), voluta a tutti costi, d'accordo con Matteo Renzi, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Qual è dunque il problema di questo centrodestra che in Sicilia sembra veleggiare spedito verso la vittoria? È presto detto. Nel listino del candidato presidente Nello Musumeci non c'è il vicepresidente della Regione designato, il leader dei «Siciliani indignati», l'avvocato Gaetano Armao. Quest'ultimo, per settimane candidato governatore in pectore prima della decisione di convergere in ticket su Musumeci non l'ha presa benissimo. Ieri ha convocato una conferenza stampa: «Musumeci ha violato la stessa natura dell'affiancamento», ha detto, riservandosi di parlare direttamente con Berlusconi.

Ma poi ha anche aggiunto: «Io sono candidato vicepresidente della mia Regione», segno che per il bene della coalizione si va avanti. «Ora - avverte il coordinatore siciliano azzurro Gianfranco Miccichè - si comincia a lavorare insieme. Per vincere».

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