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Pasticcio Pd sul prof eletto al Csm

Requisiti contestati per Romboli (della discussa scuola pisana). Per Fdi va Giuffrè

Pasticcio Pd sul prof eletto al Csm

Giorgia Meloni incassa la nomina di Felice Giuffrè come decimo e ultimo componente laico del Csm e e «vede» di nuovo la possibilità di poter esprimere il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura. Il nome che si fa - possibile regalo per i 46 anni della premier, festeggiati anche ieri prima della chiama del Csm - è quello di Daniela Bianchini, autorevole esponente del centro studi intitolato a Rosario Livatino, il giudice ucciso dalla mafia la cui camicia insanguinata campeggia da ieri al Csm. Anche perché quello del Pd vicino alle toghe rosse è a rischio eleggibilità. Sono 420 le preferenze ottenute da Giuffrè, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico catanese. Gli altri componenti laici eletti martedì sono la Bianchini appunto, Isabella Bertolini e Rosanna Natoli (in quota FdI come Giuffrè); Claudia Eccher e Fabio Pinelli per la Lega; Enrico Aimi di Forza Italia; Ernesto Carbone in quota Terzo polo; Michele Papa in quota M5s; Roberto Romboli (risultato il più votato) in quota Pd. Il più felice è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non vedeva l'ora di liquidare dopo ormai cinque mesi di prorogatio uno dei Csm più opachi della storia (vedi l'indagine in arrivo per gli ormai ex consiglieri Giuseppe Cascini e Giuseppe Marra per i veleni dei verbali del caso Davigo-Amara, ma non solo). Archiviato in fretta il passo falso su Giuseppe Valentino, e non abbastanza difeso dopo la polpetta avvelenata di un fantomatico avviso di garanzia legato al processo Gotha, la Meloni sa che il Csm è il crocevia decisivo per la riforma della giustizia che ha annunciato in aula il Guardasigilli. Per evitare che tutto si impantani a Palazzo de' Marescialli serve una figura autorevole, in grado di riannodare i fili del dialogo tra Parlamento e toghe. Il tempo stringe: il Csm sarà convocato martedì prossimo da Mattarella, in tempo per l'inaugurazione dell'anno giudiziario di giovedi 26 alla Corte di Cassazione. Il Pd punta tutto sul costituzionalista pisano Romboli, che il governatore emiliano candidato alla segreteria Pd Stefano Bonaccini definisce «un nome di grande qualità», ma su cui pende la possibile ineleggibilità: non è più ordinario di Diritto costituzionale (lo era dal 1987 ma solo fino al 2021) e non è iscritto all'albo degli avvocati, come ricorda su Libero Vincenzo Sammarco, che sottolinea i precedenti di Teresa Bene, scelta dal Pd sebbene associata e non ordinaria ed esclusa dal Csm. Sarà la commissione di valutazione dei titoli a considerare se l'ordinario (vuol dire prima fascia, titolare della cattedra) sia assimilabile a un «docente esterno» (tale risulta sul sito dell'Università di Pisa). Ma se secondo l'interpretazione più stringente un associato non può ambire al Csm, figurarsi un ex ordinario. Difficile possa essere confermato, figurarsi correre come vicepresidente come sogna il Pd e i togati più giustizialisti. Anche perché in molti ricordano che Romboli è stato l'allievo prediletto dell'ex consigliere Csm in quota Pci Alessandro Pizzorusso, che il 12 marzo 1992 su l'Unità giudicò Giovanni Falcone unfit, inadatto per fare il superprocuratore per colpa dei suoi rapporti con Claudio Martelli, la cui unica colpa era invece essere favorevole alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Quella di Pizzorusso fu l'ennesima pallottola di carta che segnò la fine di Falcone prima della bomba di Capaci. In Transatlantico a tenere banco ieri è stata anche la singolare protesta di Riccardo Magi (+Europa), ossessionato dalla parità di genere «massacrata dalla spartizione». Ma la quota teorizzata dalla riforma Cartabia (almeno 60%-40%) torna perfettamente: quattro elette su dieci sono donne, «peraltro tutte del centrodestra», dice sorridendo Giovanni Donzelli.

Forse per Magi ci vorrebbe meno Europa e più matematica.

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