La paura della destra al Quirinale resuscita i vecchi arnesi della sinistra

Da Prodi e Veltroni, a Letta e Grasso: i soliti noti per il post Mattarella nel 2022. Tra i moderati spunta la Casellati

La paura della destra al Quirinale resuscita i vecchi arnesi della sinistra

Lo scacco matto è la conquista del Quirinale. La corsa alle candidature è già iniziata e i blocchi di partenza cominciano ad affollarsi.

Abbiamo le «auto» candidature del Gotha vecchio e meno vecchio della sinistra con Romano Prodi in prima fila se avrà il coraggio di rischiare un nuovo tradimento dopo quello del 2013. E naturalmente Walter Veltroni ed Enrico Letta che sono tornati alla ribalta come maître à penser illustrando i rischi di un voto subito. Letta poi potrebbe così avere la sua rivincita dopo la bruciante pugnalata inflitta da Matteo Renzi.

Ad unire Pd e pentastellati la paura che è sempre un motore potentissimo. Paura di chi e di che cosa? Anche soltanto dell'idea che al Quirinale possa salire il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi o comunque una personalità vicina al mondo del centrodestra come ad esempio l'attuale presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

Una scelta che per la prima volta porterebbe una donna a ricoprire la prima carica dello Stato. «Non si capisce perché l'idea che arrivi un capo dello Stato appartenente all'area di centrodestra venga vista come la salita di Attila», commenta il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri.

Ma c'è un altro ex presidente del Senato che si sta posizionando per assicurarsi almeno una nomination per il Colle. È Piero Grasso, esponente di LeU, che subito dopo l'aut aut di Salvini al premier Giuseppe Conte ha tirato fuori dal cilindro il cosiddetto «Lodo Grasso» con lo scopo di aggirare la richiesta del Carroccio, far slittare i tempi di un eventuale sfiducia a dopo Ferragosto e prospettare un governo di scopo. Con quale fine? Ovviamente cambiare la legge elettorale in modo da depotenziare il Carroccio. «Cambiamo la legge elettorale, il Rosatellum è sbagliato, e togliamo il boccino dalle mani di Salvini, il Parlamento non è a sua disposizione», ha tuonato l'ex magistrato. Linea sposata con entusiasmo anche dai Cinquestelle per bocca di una dirigente «storica» del movimento, Roberta Lombardi.

Se si andasse alle elezioni subito con l'attuale legge elettorale Matteo Salvini alleato di Forza Italia e Fratelli d'Italia avrebbe di fatto i pieni poteri che tanto agogna e potrebbe mandare un suo uomo al Quirinale nel 2022. E di fronte a questa ipotesi anche la grottesca alleanza Pd-Cinquestelle può diventare un patto d'acciaio.

La partita che si gioca sotto gli occhi di tutti è quella delle prossime elezioni, la sfiducia al governo di Giuseppe Conte richiesta dal Carroccio e la scelta tra andare a votare subito o traghettare questo assetto parlamentare almeno fino al 2022 con un governo di scopo, istituzionale, tecnico o magari un sempreverde «governissimo».

Dietro le quinte invece si sta giocando un'altra partita sotterranea, si tessono le trame che portano dritto fino al Colle nel 2022 appunto quando scadrà il mandato dell'attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il consenso crescente conquistato dalla Lega di Matteo Salvini e l'annuncio di una rinnovata alleanza di

centrodestra terrorizza sinistra e Cinquestelle imponendo una brusca frenata all'ipotesi di un voto immediato. La strana coppia Pd-M5s potrebbe dunque restare unita al solo scopo di frenare l'irresistibile ascesa del centrodestra.

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