
Buongiorno dottoressa Valeria Braghieri, sono una signora in pensione da anni, vedova. Mi chiamo Agata Z., vivo in Lombardia, nella mia villa circondata da bellissime piante, di cui si prende cura un giardiniere. Voglio brevemente dire di me: nella vita ho lavorato molto e amato, poi, dopo la morte di mio marito, mi sono ritirata. Sola? Non direi, a parte i bei fiori che curo personalmente (e a cui ho dato un nome; e per questo dalle amiche vengo presa in giro, «sei una donna eccentrica», la frase più bonaria), con me ci sono sempre tre cagnoline: Wanda, Piera e Iole (lo so, nomi da cristiani, spero che nessuno si offenda, per carità). Mi sono divertita a chiamarle così, come delle donne di paese, nomi che da bambina sentivo spesso nei cortili dei miei amichetti. Quindi voglio dire, sono circondata da allegria e dolcezza. Eppure, alcune persone a me vicine mi dicono che «non basta, che dovrei accettare la corte dell’Ascanio», un tizio che da anni mi ronza intorno. Ma devo dire, che l’affetto dei miei animaletti mi basta e avanza, non mi sento mai dimenticata, andiamo in giro per il quartiere, tutti ci conoscono e ci sono gli amici del parco, coi loro quattro zampe, un piccolo mondo. So che Papa Francesco è stato critico verso chi preferisce cagnolini e gatti anziché figli. Ma io di figli non ne ho potuti avere... colpa della natura. Ora le mie figlie (o sorelle o amiche o «dame di compagnia» come si preferisce) sono loro: Wanda, Piera e Iole, che cosa c’è di male? Non è anche questa una forma amore? Grazie. Un cordiale saluto.
Agata Z.
Cara Agata, se chiede a me, non posso che risponderle che non c’è proprio niente di male. Sono al quattordicesimo cane della mia vita e ogni volta che mi sfinisco in discussioni con mio figlio e mio marito la prima invettiva che lancio è: «Se rinasco, solo cani!». Ovviamente, per quanto li ami e per quanto li trovi meno faticosi di mio figlio non li sostituirei mai con lui. Circa mio marito preferisco tenermi più possibilista. Ma ho amato immensamente ognuno dei miei animali ed è stato lancinante prendere congedo da ognuno di loro. Tanti dicono che è un affetto «comodo» perché sono esseri dipendenti e «al tuo servizio».