
Si cerca ancora Christian Frigerio, il 23enne di Brugherio che nella notte del 14 novembre 1996 scomparve dopo essere uscito con la sua bicicletta. La sua scomparsa si ipotizza possa essere connessa con la vicenda delle Bestie di Satana, gruppo di persone condannate per gli omicidi di Fabio Tollis, Chiara Marino e Mariangela Pezzotta, oltre che per il suicidio indotto di Andrea Bontade. Alle Bestie di Satana potrebbero essere collegate un numero di vittime pari a 18 tra i suddetti omicidi e diversi suicidi indotti.
Per questa ragione, la vicenda ha lasciato un profondo segno nell’opinione pubblica italiana, tanto che qualcuno cerca di scorgere collegamenti e connessioni perfino dove non ci sono. Come nel delitto di Garlasco: “Si tratta dell’ennesima teoria del complotto”, spiega a IlGiornale Francesco Esposito, criminologo forense e podcaster. È suo il pluripremiato podcast “Le Bestie di Satana - 25 anni dopo”.
Esposito, ci sono novità su Christian Frigerio?
“Stiamo, sto conducendo delle ricerche. Ho incontrato tre diverse persone che mi hanno rilasciato una testimonianza di avvistamento prima della scomparsa. Queste persone vogliono restare anonime, forse per comprensibile paura, ma le loro testimonianze sono, a mio avviso importanti, perché hanno descritto dei dettagli che le rendono fortemente attendibili. Sono stati nominati diversi soggetti accanto a Frigerio e anche questo corrisponde, perché in quel periodo c’era un grande ricambio non solo all’interno delle Bestie di Satana, ma anche nei gruppi che venivano a contatto con esse. È una buona pista, appena avrò in mano qualcosa di concreto e certo al 100% porterò tutto in procura. Quella che è la mia forte impressione è che da questa vicenda non ne siamo usciti completamente, e la prova ne è il fatto che genera ancora tanto interesse in merito ai suoi protagonisti”.
Come stanno andando le ricerche dei volontari?
“Ci sono gruppi di volontari che danno una mano nelle ricerche sul campo, e ci stanno aiutando anche associazioni con i metal detector, altri impegni permettendo. Noi proseguiamo”.
Perché questa è una vicenda che suscita tanta empatia?
“Perché ci sono dei genitori che continuano a parlarne, come Anna Lia Ferrarese, cioè la mamma di Frigerio, parenti che continuano a far rivivere la memoria dei loro figli, perché non si danno pace. E come potrebbero? Un ragazzo esce alle 2 di notte e sparisce. Non si trova una lettera, non si trova la sua bicicletta, quella con cui era uscito. Non può essersi smaterializzato. Poi c’è anche un fattore generazionale, perché la ‘nostra generazione’, quella a cavallo tra Xoomer e Millennial, ha vissuto gli stessi bivi, ha visto l’archeologia dei social e oggi ne sta vivendo mano a mano tutti i progressi. I giovani oggi sono molto affascinati dalle Bestie di Satana, da chi è stato condannato per i propri crimini”.
Sui social e su YouTube c’è chi traccia un filo rosso tra le Bestie di Satana e il delitto di Garlasco. Si tratta dell’ennesima teoria del complotto?
“C’è una corsa a tracciare questo filo rosso, ma si tratta solo dell’ennesima teoria del complotto. Le Bestie di Satana, l’indagine Dionison, ovvero il caso delle Bestioline di Novara, c’entrano con Garlasco? Assolutamente no, sono casi diversi che non vanno confusi tra loro. Ma ogni volta che si parla di omicidi efferati è praticamente certo che qualcuno prima o poi parli di pista satanica”.
Perché esiste una sorta di fascinazione, da parte delle persone, per le piste sataniche che quasi sempre si rivelano fallaci?
“Perché Satana ‘ci’ deresponsabilizza. Inoltre c’è un fattore culturale: in un Paese con una tradizione sociale cattolica, la sua popolazione è formata e sensibilizzata, possiede dei pattern cognitivi a identificare il male in questo modo. Ma l’identificazione tra male e satanisti è fuorviante, anche se può essere comune tra chi non è formato a riconoscere che il crimine viene compiuto da una persona o da un gruppo di persone”.
Mario Maccione, condannato per i reati delle Bestie di Satana e fuori dal carcere dal 2017, è recentemente intervenuto nell’unica puntata in onda di Belve Crime. Crede che interviste di questo tipo, che partono da lontano, ovvero dall’insegnamento di Franca Leosini, possano influire sull’opinione pubblica, chiarendo le ragioni della condanna?
“Tutto dipende. Nel mio lavoro ho parlato con diversi assassini. Questo significa avere a che fare con la complessità e come tale va trattata, ovvero mostrare senza giustificare. Un dialogo di questo tipo non deve comprendere un effetto alone che a volte è più grande del contenuto, ma invece deve andare alla ricerca degli spigoli, senza silenzi, senza piani sequenza. È necessario mostrare le contraddizioni, mettersi in ascolto per capire. L’esempio acuto e spigoloso di Franca Leosini mi può far capire queste contraddizioni. Per esempio: alcuni componenti delle Bestie di Satana, dopo aver ucciso Chiara Marino e Fabio Tollis, la domenica andavano a farsi preparare la pizza dalla mamma di quest’ultimo, e coccolati raccontavano di quanto fossero impegnati a cercare il figlio.
Questa complessità non serve a giudicare e condannare persone che comunque il loro debito con la giustizia l’hanno pagato o lo stanno pagando, ma serve a comprendere i meccanismi e prevenire, senza ricorrere a raffigurazioni di Satana con tanto di coda”.