Coronavirus

La paura della libertà dei nuovi "divanisti"

Che poi, siamo sinceri, abbiamo davvero tutta questa fretta di tornare nel mondo normale, che non sarà normale per niente?

La paura della libertà dei nuovi "divanisti"

Che poi, siamo sinceri, abbiamo davvero tutta questa fretta di tornare nel mondo normale, che non sarà normale per niente? Imbozzolati come siamo nella nuova routine - che abbiamo trovato nell'ordine: angosciante, divertente, social, normale - non avremo paura a riaffacciarci per le strade, a fare passeggiate, a riguadagnare quel quindici per cento di libertà perdute di cui dovremo comunque godere in maschera e distanziati?

La vita comincia dove finisce la comfort zone, dicono i saggi. Ma la verità è che molti di noi nella comfort zone ci abitano bene assai. Il divano era il sogno di una vita, e starci per decreto e non per pigrizia non è così male: un vizio sdoganato dal consiglio dei ministri. Poi certo, ci sono divani e divani (e gli artigiani della qualità non c'entrano). Ci sono quelli comodi di case ampie e poco affollate; e ci sono quelli sporchi di molliche di pani fatti in casa e con bimbi che ci zompano nel tempo libero dal tran tran delle lezioni online. E poi, d'accordo, c'è pure chi ha l'inossidabile ostinazione di perseguire la libertà, povero lui. Ma la verità è che - scommettiamo? - non c'è uno solo di noi che non pensi con un pizzico di sgomento - tra tutti gli altri ingredienti emotivi - al 4 maggio. Sarà una Fase 2 anche dell'anima.

Gli scienziati sono divisi sul tempo che ci vuole a creare una nuova abitudine. Per molti anni ci siamo accomodati sulla tesi dei 21 giorni necessari per assimilare un nuovo stile di vita, teorizzata nel 1960 da tale Maxwell Marx, che di mestiere faceva il chirurgo plastico e aveva notato che i suoi pazienti impiegavano più o meno tre settimane ad abituarsi ai loro nuovi connotati. Più recentemente tale Philippa Lally, psicologa del lavoro londinese, si è messa d'impegno e ha concluso che ci voleva un po' di più, fino a 66 giorni per adattarsi a nuovi usi e costumi. Il 4 maggio saranno trascorsi 57 giorni da quell'8 marzo in cui scattarono le prime misure coercitive (ampliate nei giorni successivi) e siamo là. Ma per quando torneremo agli Spritz e allo spinning te il limite dei 66 giorni sarà ampiamente sorpassato.

Auguri a tutti noi, che magari abbiamo dribblato il virus ma ora ci ritroviamo affetti da cocooning, quella tendenza a chiudersi in se stessi quando fuori le cose sgomentano. Una specie di sovranismo psicologico su cui la protezione civile non farà conferenze stampa per dare dati su infetti, morti e guariti.

Coraggio.

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