Il Pd fa muro sulla ministra E lei: "Su di me solo fantasie"

La Leopolda l'accoglie con un'ovazione Il partito: "È vittima di un polverone"

Il Pd fa muro sulla ministra E lei: "Su di me solo fantasie"

dal nostro inviato a Firenze

C'è, non c'è, arriva prima di pranzo, dopo pranzo, stasera. Annunciata, avvistata, poi smentita, poi confermata. Finalmente, dal palco della Leopolda, la notizia viene ufficializzata: «Maria Elena Boschi chiuderà la sessione di oggi». Nel bene e nel male, anche la seconda giornata dell'happening renziano di Firenze è un Boschi day. Tanto da far sorgere il sospetto che, dietro la suspense alimentata per 48 ore, ci sia un'abile regia politica, sceneggiata dal premier, che punta a controbilanciare la tempesta mediatica che si è scatenata attorno al volto più celebrato del renzismo, sull'onda del Banca-gate e delle apocalittiche invettive del Gomorra-man Roberto Saviano, tornato anche ieri alla carica: «La Boschi spieghi, oppure il Pd è un'accolita che difende i malversatori».

E infatti quando Maria Elena Boschi spunta finalmente da dietro le quinte e sale sul podio, viso d'angelo e stivali da amazzone, ed esordisce con uno «scusate il ritardo», il popolo della Leopolda le dedica una standing ovation trionfale. La ministra parla delle "sue" riforme, della legge di stabilità, delle prossime conquiste del governo ma sulla questione banche non pronuncia verbo: la linea è ignorare «il polverone creato ad arte», come dicono i colonnelli del premier, non fare a Saviano il favore di diventare l'interlocutore della Leopolda, insomma «non farsi dettare l'agenda» dall'esterno. L'unico accenno alla questione la Boschi lo fa in maniera indiretta: «Mi scuso per il ritardo, anche perché ho letto in queste ore un sacco di ricostruzioni molto fantasiose, e alcune divertenti sul perché non fossi qui. Ero semplicemente a fare il mio lavoro sulla legge di stabilità», dice. «Purtroppo tutti i problemi che ci sono stati in questi giorni hanno ottenuto l'effetto di non farci più parlare della Legge di stabilità», di cui invece «dovremmo essere orgogliosi». Poi celebra i meriti della riforma costituzionale e rivendica il ddl sulle unioni civili, «è la prima volta che una legge su questo tema approda in parlamento», anche se in verità il ddl sta da mesi a bagnomaria in commissione. Intanto il Pd, minoranza anti-renziana inclusa, fa muro attorno al ministro.

Anzi, il primo a difenderla è Pierluigi Bersani: «Il tema delle banche è serissimo, Pd e governo possono e devono fare molto di più per i consumatori, come abbiamo fatto noi con la reversibilità dei mutui», premette, tanto per mettere in chiaro che Renzi ha molto da imparare da lui. Però, aggiunge, «un attacco così diretto alla Boschi non lo condivido, è sbagliato chiedere le dimissioni». Fa scudo anche Roberto Speranza: «Non è il momento di tirare freccette», ammonisce. L'unico che non apre bocca è proprio il premier, che nel pomeriggio di ieri si è anche tenuto lontano dal palco e non è presente quando la ministra fa il suo ingresso.

Anche se oggi vuole incontrare gli obbligazionisti finiti sul lastrico e pronti a portare la loro protesta davanti alla Leopolda: l'idea sarebbe quella di ricevere una delegazione in mattinata, con la speranza di disinnescare la manifestazione.

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