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La gaffe della Serracchiani in Aula: ecco cosa ha dimenticato

Prima seduta del nuovo governo e il Pd si fa riconoscere subito. La capogruppo dem non conosce la lista dei ministri

La gaffe della Serracchiani in Aula: ecco cosa ha dimenticato

Prima seduta alla Camera per il nuovo premier Giorgia Meloni che ieri ha incassato la fiducia con 235 voti. A seguito del discorso d’insediamento rivolto ai deputati, non è mancato un Pd che non solo ha sbobinato la solita litania ma – addirittura – si è lanciato in una gaffe dietro l'altra.

A prendere la parola Debora Serracchiani, neo capogruppo del Partito Democratico, dopo la decisione di Letta solo qualche settimana fa. Dopo gli elogi iniziali, dovuti chiaramente dal ruolo istituzionale che occupa, la dem si è resa protagonista di uno scivolone senza precedenti.

La gaffe arriva subito su uno dei temi di cui i dem si fanno paladini – solo a parole - e cioè l’ambiente: “Ascoltando le sue parole - spiega Serracchiani a Meloni - è diventato più chiaro il motivo per cui non compare più nell’elenco dei Ministri quello della Transizione ecologica: molto semplicemente perché non ci credete e perché la lotta ai cambiamenti climatici, che tutt’oggi rende evidente e necessaria, a voi non sembra interessare”. Peccato che non sia così: la Greta Thunberg italiana, nella sua crociata green, ha clamorosamente dimenticato di Gilberto Pichetto Fratin, nuovo Ministro della Transizione ecologica.

Interessante – ma non sorprendente, visti i precedenti della protagonista - come la capogruppo di un partito (o quello che resta), alla nascita di un nuovo governo non abbia idea nemmeno dei ministri che lo compongono. Ennesima dimostrazione di un Pd che parla senza cognizione di causa e che, premendo play sul solito disco rotto, si rende ridicolo da solo.

Non mancano certamente altri svarioni dello stesso tenore: a partire dallo schiaffo femminista che Serracchiani pensava di dare a Meloni. “Ci sembra di scorgere già dalle prime battute di governo – quel governo che dimostra di non conoscere – che vuole le donne un passo indietro rispetto agli uomini e dedite essenzialmente alla famiglia e ai figli”. Stroncata subito dal premier con un “Mi guardi onorevole Serracchiani, le sembra che io sia un passo dietro agli uomini?” alla dem non resta che chiudersi in un silenzio imbarazzato, tra il caos degli applausi in aula.

Immancabile anche il richiamo alla discriminazione, di genere in primis, ovviamente. Se sappiamo ormai che per il Pd il problema principale di questa Italia ammaccata sono “i diversi”, Serracchiani – in un ragionamento tutto suo – si spinge oltre. “Il colpo assestato della guerra, voluta da Putin, gli scambi internazionale e, di nuovo, i prezzi dell’energia hanno ampliato a dismisura l’area del disagio, con un pesantissimo riflesso sulle disuguaglianze generazionali, territoriali e di genere”. È colpa, quindi, di Putin se ci sono discriminazioni di genere: ecco l’ultima versione del cavallo di battaglia per eccellenza targato Pd.

Tutto cambia ma i dem no: pressappochismo e superficialità restano, anche questa volta, i veri tratti distintivi di un Pd emblema della disfatta politica più bassa degli ultimi anni.

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