Pd nel caos in Emilia: candidati alle primarie indagati per peculato

I due concorrenti principali sono coinvolti nell'inchiesta sulle spese pazze in Regione. E ora rischia di saltare tutto

Bologna Adesso il Pd parla di giustizia a orologeria e forse questa è la beffa più tragicomica per un partito abituato a campare di giustizialismo sulle disgrazie altrui. Al termine di una giornata da psicodramma il bilancio parla con toni da bollettino di guerra: i due candidati principe alla corsa per la carica di governatore in Emilia-Romagna sono indagati dalla procura di Bologna per peculato. Così le primarie del Pd rischiano seriamente di saltare.

Lo tsunami nel Pd emiliano alla vigilia delle primarie avrà serie ripercussioni sul governo guidato da Matteo Renzi perché adesso il premier sa che solo alcuni possono ricomporre una deriva mai sperimentata prima a queste latitudini. Ieri lo psicodramma ha toccato il suo apice quando il candidato alla carica di governatore Matteo Richetti ha annunciato il suo ritiro dalle primarie del 28 settembre per «motivi personali». Una notizia che ha mandato nel panico la nomenklatura del partitone rosso quando, appena due ore dopo, si è appreso delle indagini a carico di Richetti. Il suo nome, assieme a quello di altri otto consiglieri del Pd, risulta infatti nel registro degli indagati per peculato nell'ambito dell'inchiesta sulle spese pazze in Regione che la procura di Bologna sta portando avanti per le annate che vanno dal 2010 al 2013. Una coincidenza che ha fatto gridare allo scandalo alcuni renziani, come il fedelissimo di Richetti, il consigliere regionale Beppe Pagani, il quale non ha esitato a parlare di «giustizia ad orologeria». O come il collega Davide Baruffi, che si è lamentato di come gli «spifferi delle procure condizionino la vita politica». Frasi insolite, a queste latitudini, a metà tra il contrappasso e la beffa. Anche Stefano Bonaccini, avversario di Richetti in quella che doveva essere una sfida all' ok corral per strappare il biglietto verso la carica di governatore, è indagato nella stessa inchiesta. È stato il suo avvocato a confermarlo all 'Ansa proprio mentre il partito, sgomento, si interrogava sul perché il segretario regionale avesse improvvisamente abbandonato il palco della festa dell' Unità di Reggio che si apprestava a varcare da trionfatore. C'è chi è pronto a scommettere che Renzi abbia chiesto anche a lui di farsi da parte, soprattutto dopo la visita che il premier ha fatto alla festa di partito di Bologna domenica, anche se per ora Bonaccini non molla («Chiariro tutto ai pm»). In quell'occasione il premier aveva bacchettato il partito per aver fatto «un bel casino», ma avrebbe anche chiesto al ministro del Lavoro Giuliano Poletti di scaldare i muscoli per una eventuale candidatura unitaria.

Anche i nomi del sottosegretario Graziano Delrio e del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini come candidati a governatore sono in circolo. Obiettivo: far uscire il partito da un' impasse che potrebbe provocare un rimpasto di governo, ormai sempre più imminente e salvare il buon nome del Pd, lasciando l'Emilia al suo destino.

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