P er il momento è solo un progetto sulla scrivania del premier Paolo Gentiloni e del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ritirato fuori dai cassetti di Palazzo Chigi, visto che era stato bocciato non molto tempo fa. Ma c'è l'intenzione di provarci e dare un segnale alle donne, particolarmente colpite dalle varie riforme previdenziali che hanno cambiato in continuazione le regole del pensionamento. In sintesi, si pensa di ampliare la platea dell'Ape social, l'anticipo pensionistico di tre anni senza costi per il lavoratore in uscita, includendo il maggior numero possibile di donne. Partendo da quelle in difficoltà. Il ragionamento è questo. Le lavoratrici hanno maggiori problemi per quanto riguarda la continuità dei versamenti previdenziali. Più difficile per loro, quindi, raggiungere i limiti di età e anni di lavoro per la pensione, che nel giro di pochi anni saranno gli stessi degli uomini. Giusto quindi includere il maggior numero possibile di donne tra le categorie di lavoratori disagiati o impegnati in attività usuranti, che hanno diritto a ritirarsi con un anticipo fino a tre anni e sette mesi se hanno almeno 63 anni, senza oneri. Nel caso delle donne un costi minimo ci sarebbe. Lo sconto contributivo, potrebbe non coprire tutto l'anticipo. Potrebbe ad esempio limitarsi a due anni di contributi versati dalla fiscalità generale. Ma il vantaggio c'è.
L'Ape social rosa andrebbe a sostituire Opzione donna, misura che permette l'uscita anticipata alle donne che abbiano compiuto almeno 57 anni e abbiano minimo 35 anni di contributi. La misura prevedeva che l'assegno delle pensionate in anticipo fosse ricalcolato con il metodo contributivo. L'Ape no. Chi ha il sistema misto resta con il metodo di calcolo più vantaggioso. Per questo l'ipotesi piace molto anche alle donne del Comitato Opzione donna, che si batte da tempo per trasformare la misura sperimentale, in una riforma strutturale.
«Ho fondato il Comitato Opzione Donna Social - dice Orietta Armiliato - dopo la fine del periodo di sperimentazione della misura dell'Opzione donna». L'ipotesi allo studio del governo va nella direzione giusta. «Ci sembra - spiega Armiliato - una proposta assolutamente in linea con i nostri desiderata poiché questo prestito ponte ad hoc per le donne consentirebbe di avere un assegno pensionistico calcolato con il sistema misto e non già con il contributivo puro come era per l'Opzione donna». Sarebbe semmai utile, abbassare il limite di età oggi a 63 anni.
Ora la proposta deve passare al vaglio del governo. Ieri il premier Paolo Gentiloni, ha detto che la legge di Bilancio sarà molto selettiva. Ci sarà spazio per poche misure di spesa, quasi solo per i giovani.
Un altro ostacolo, potrebbe essere quello delle istituzioni europee. Nelle raccomandazioni all'Italia c'è anche quella di non fare differenze di genere nelle misure previdenziali. Per questo le ultime riforme prevedono che l'età del ritiro delle lavoratrici sia la stessa dei lavoratori.
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