Pensioni, brutte sorprese in busta arancione

A casa degli italiani le previsioni sulle rendite future. Ma i sindacati le contestano: numeri azzardati. Il ministro Poletti smentisce i tagli sugli assegni di reversibilità

Pensioni, brutte sorprese in busta arancione

Roma - Operazione verità per 150mila lavoratori che da ieri hanno qualche idea in più sul loro futuro e anche sulla fine che fanno i contributi che ogni mese vengono prelevati dallo stipendio. È partita l'operazione «busta arancione», cioè la lettera inviata ai lavoratori che rientrano nelle gestioni Inps, con l'estratto conto contributivo e una proiezione su quella che potrebbe essere la pensione futura. Operazione che coinvolgerà in tutto sette milioni di lavoratori, selezionati in modo casuale tra quelli che non hanno fatto richiesta della password per il sito Inps. Rinviata per anni con le motivazioni più varie. L'ex presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua ne spiegò una con una battuta: «Se le spedissimo ci sarebbe la rivoluzione». Riferimento al fatto che molti lavoratori di oggi, soprattutto giovani, non sanno che andranno il pensione con un assegno che potrebbe non arrivare alla metà dell'ultimo stipendio. Altra motivazione del continuo rinvio è stato il costo del francobollo.

Ostacoli superati con la gestione Tito Boeri, che ne ha fatto della comunicazione Inps direttamente al domicilio del lavoratore un punto d'onore. E anche un mezzo «politico» per spingere il governo a fare una riforma previdenziale che introduca una maggiore flessibilità in uscita.

La busta arancione è una comunicazione che arriverà a chi non ha l'accesso al servizio online «La mia pensione», e che quindi può accedere ai suoi dati dalla rete. L'informazione più importante è il «tasso di sostituzione netto», cioè il rapporto in percentuale tra l'ultimo stipendio e l'assegno che presumibilmente il lavoratore percepirà una volta che si ritirerà. Previsione da prendere con le molle perché si basa su dei presupposti tutti da verificare. Ad esempio una tasso di crescita del Pil all'1,5%. Scenario che allo stato non è nemmeno realistico.

Proprio per questo le buste «sono un azzardo», ha protestato ieri il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo in Friuli per le commemorazioni dei 40 anni del terremoto. «Chi riesce a prevedere cosa succede tra 20 anni? C'è sempre il tentativo dei governi di peggiorare la situazione. Noi ci dobbiamo battere per cercare di migliorarle. In ogni modo la situazione non rimarrà così com'è».

Le altre informazioni rilevanti contenute nella lettera sono la data presunta di uscita e il valore lordo in euro della pensione.

Giusto informare, ma «Il vero tema» è riformare la «legge pensionistica», per il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan.

La confederazione di via Po fa parte della schiera di forze sociali e politiche che fanno pressione sul governo per introdurre più flessibilità in uscita.

Resta caldo anche il fronte delle pensioni di reversibilità. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato che eliminerà con un emendamento l'intervento previsto dal pacchetto povertà che le avrebbe ridotte. AnS

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