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Pensioni, più tagli per tutti: ora la scure è per 200mila

Il ricalcolo punta a una platea più ampia. Gelmini: "Mani in tasca agli italiani". Ed è assalto alla manovra

Pensioni, più tagli per tutti: ora la scure è per 200mila

«Potrebbero essere di più di 15 mila, infatti l'Inps stima tra 158mila e 188mila: circa 200mila privilegi eliminati. Sarà un gran risultato per ristabilire l'equità sociale». Così il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha attaccato su Facebook la Repubblica, «rea» di aver pubblicato alcune simulazioni basate sul progetto di legge per il taglio delle pensioni d'oro. La foga nel mettere a tacere qualsiasi voce critica nei confronti del governo giallo-verde (analogo trattamento ha riservato D'Uva, estensore grillino del pdl, a Renato Brunetta per il suo commento di ieri sul Giornale) ha scoperto le carte: la platea del ricalcolo contributivo - salvo l'utilizzo di metodi alternativi - si collocherà nella fascia alta della forchetta, coinvolgendo quindi pure le casse private. In base all'analisi dei dati Inps effettuata da Itinerari previdenziali, infatti, i trattamenti superiori a 10 volte il minimo (da 5.018,91 euro in su) sono 158mila per 199mila pensionati che ne godono, evidentemente cumulando più assegni. A questi, però, si aggiungono gli oltre 350mila pensionati delle casse private che, soprattutto nel caso di giornalisti, piloti di linea e commercialisti, sono generose. Ora su tutti potrebbe calare la scure.

In particolare, Di Maio contestava due affermazioni circa una maggiore penalizzazione delle donne e circa la cronica difficoltà dell'Inps nel ricostruire le carriere contributive, soprattutto per chi ha lavorato nel settore pubblico. «Le donne saranno una minoranza: sono solo 30mila circa, quindi più o meno 1 su 5», ha scritto confermando che l'analisi procede spedita e che «quelli che prendono più di quanto hanno versato, una volta individuati, avranno un taglio pari a quello che prendono in più e non abbiamo alcuna paura dei ricorsi». Calano, invece, le possibilità del contributo di solidarietà che, secondo il ministro, sarebbe incostituzionale se «fissato dalla legge in modo secco e uguale per tutti nelle percentuali». Questa strategia, parzialmente avallata dalla Consulta, consente invece di ottenere risorse finalizzate all'aumento delle pensioni minime ove si presenti come un una tantum. Forza Italia è già all'attacco. «Il governo vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani», ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini, aggiungendo che gli azzurri sbarreranno la strada a «questa logica punitiva».

Discorso diverso per il cantiere della manovra. I ministeri hanno già fatto pervenire al ministro Tria l'elenco delle richieste. La lista della spesa è già lunghissima e, al momento, pare impossibile che si possano accontentare tutti. Soprattutto se la priorità verrà data ad alcuni temi politici pentastellate come il ristoro degli obbligazionisti delle banche fallite. L'idea è quella di aumentare il fondo pluriennale a 500 milioni dagli attuali 200 milioni. È chiaro che una simile scelta si scontra contro la richiesta del ministro della Salute Giulia Grillo di aumentare di ulteriori 600 milioni il Fondo sanitario nazionale per garantire i nuovi Livelli essenziali di assistenza. Né tanto meno potrebbe così passare la proposta di Di Maio di rendere gratis gli asili nido. La Lega parte già svantaggiata su temi cruciali come la cedolare secca per gli affitti commerciali.

Intanto, la prima rata della vecchia rottamazione ha fruttato al tesoro 400 milioni di euro, un buon viatico per la nuova pace fiscale.

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