Perché non sono i droni il vero nemico

La sinistra non producendo più idee produce spostamenti di giudizio morale. Adesso è l'ora dei droni

Perché non sono i droni il vero nemico

La sinistra non producendo più idee (quelle dei suoi governi sono ormai di destra e talvolta reazionarie) produce spostamenti di giudizio morale. Adesso è l'ora dei droni. I droni sono buoni o cattivi? Dipende. Sotto quale amministrazione sono stati inventati? Quella di George W. Bush? In questo caso sono malvagi e incivili. Ma chi li sta usando? Barack Obama. Allora bisogna vedere caso per caso. Ma il caso è sempre lo stesso. Obama ha detto più volte « Let's kill the people who are trying to kill us », ammazziamo quelli che ci vogliono ammazzare.

Esiste un'intera serie di vignette in cui si vede il presidente Obama rilassato davanti al suo televisore con due telecomandi in mano, uno per cambiare canale e un per ammazzare un terrorista facendo partire un missile. Le serie televisive di successo, da House of Cards a Madame Secretary , da Secret Affairs a Strike Back (serie peraltro britannica) e tutta l'industriosa famiglia degli sceneggiatori seriali mostrano l'uso dei droni come una misura pressoché normale la cui decisione finale tocca soltanto al presidente che deve dire yes o no. Ma c'è di più: la Boeing ha messo a punto un intero esercito e un campo di battaglia soltanto automatico, con i soldati sul terreno guidati ciascuno personalmente con gli auricolari dai suoi supervisor in North Carolina ovunque stia combattendo. Certo, il minimo che si può temere è un tiro impreciso, una informazione sbagliata (il nemico sul terreno è già esperto di inganni elettronici sicché la partita fra lo scudo e la spada è già a livelli stellari) e la frittata è fatta, senza rimedio. Dunque il drone è un'arma militare, ma diventa subito un'arma politica da difendere o da eliminare, secondo il vento che tira. E oggi tira nella direzione delle elezioni del 2016 e dunque le responsabilità di Obama vengono scaricate sul suo predecessore, perché i droni sono anche armi di propaganda elettorale.

Ma dal punto di vista politico la cosa crea una grande preoccupazione, perché sempre più spesso Obama è costretto a scusarsi come se si trattasse di uno spiacevole incidente, di aver ammazzato persone che non c'entravano nulla con l'obbiettivo o che avevano avuto la disgrazia di trovarsi nei paraggi, talvolta un intero banchetto matrimoniale, o un funerale, o una scuola.

Certo, ogni tipo di bombardamento - si pensi a quelli della seconda guerra mondiale con centinaia di migliaia di vittime civili - prevede « casualties » perdite di vite umane, si potrebbe amaramente osservare e concludere che purtroppo così è la guerra. Ma sarebbe troppo saggio e troppo banale. Politicamente è più proficuo distinguere fra buoni droni democratici e malvagi droni repubblicani. I droni all'epoca di Bush erano ancora nella prima fase di sperimentazione e aggiornamento. Con Obama sono diventati operativi e vengono perfezionati giorno dopo giorno con la creazione di nuovi modelli, nuovi missili e migliori collegamenti fra l'automa volante e il circuito televisivo satellitare grazie al quale il presidente e il suo staff possono vedere in tempo reale l'obiettivo e possono decidere di premere il tasto che fa partire il missile armato

Obama è certamente il primo presidente ad usare i droni e sembra quasi che ci si diverta o anche almeno non gli procurino troppa ansia e sensi di colpa. Se e quando scopre di aver fatto fuori qualche innocente cooperante italiano o di qualsiasi altro Paese, non deve far altro che dire « Oops, I'm so sorry », ed è fatta. Ma l'intera questione sta ammorbando il fronte democratico e ieri il New York Times apriva con questo titolo: «Gli attacchi con i droni creano disagio: gli Stati Uniti non sanno mai bene chi uccidono». Il Nyt è vicino alla Casa bianca e l'imbarazzo di cui parla è quello di un intero elettorato che non si sente a suo agio vedendo il proprio presidente spingere il bottone assassino e per di più mancare bersaglio. E dunque è partita una campagna preventiva per correggere il passato, come nei film sui paradossi sulla macchina del tempo, per sostenere che sì, il presidente buono e nero è stato anche costretto ad usare questi ordigni malefici che sono i droni, ma lo ha fatto e lo fa soltanto per il bene del Paese mentre vanno indicati al disprezzo coloro che hanno messo sul campo questi aggeggi e dunque di nuovo l'amministrazione Bush che dette inizio alle guerra di Irak e Afghanistan. E si tratta delle stesse guerre che Obama combatte senza fare troppo chiasso affermando che sta per chiuderle.

Ma al presidente, ricordava ieri il primo giornale americano non dispiace affatto l'idea tecnologica di beccare qualche terrorista alla volta e farlo fuori per evitare futuri danni e scenari più sanguinosi. Ma le cose poi sono andate diversamente e Obama è diventato prigioniero del suo ruolo di Presidente ma anche dell'ipocrisia della sua sinistra e di quella internazionale, europea e italiana incluse.

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