Il pericolo emarginazione

Mentre in Francia la stella di Marine Le Pen sembra offuscarsi, in Italia rischiamo l'emersione di un lepenismo crepuscolare

Il pericolo emarginazione

Mentre in Francia la stella di Marine Le Pen sembra offuscarsi, in Italia rischiamo l'emersione di un lepenismo crepuscolare. Non nel senso che la francese si trasferirà in Italia ma che, dalla crisi del centrodestra, possa emergere un blocco destinato a restare per lungo tempo all'opposizione, congelando i voti e bloccando il sistema. È quello che potrebbe accadere se Salvini uscisse dal governo Draghi, o perché spinto dalle richieste di militanti ed elettori delusi dalla riconferma di Mattarella o perché stimolato da qualcuno della maggioranza, ad esempio il Pd, che così potrebbe risolvere i propri guai proponendo una maggioranza Ursula, magari guidata dello stesso Draghi. A quel punto, Forza Italia non potrebbe che rompere con la Lega e, stante l'attuale legge elettorale, si verrebbero a creare tre blocchi, uno di sinistra, uno centrista e uno di destra, quest'ultimo formato da Lega e da Fdi. Che ovviamente guadagnerebbe un bel po' di voti, ma difficilmente raggiungerebbe la maggioranza per governare il paese. Soprattutto sarebbe sottoposto al bombardamento degli avversari, che lo dipingerebbero come un blocco di estrema destra, avventurista, pericoloso per la democrazia. Appunto, un lepenismo all'italiana, che regalerebbe al Pd una egemonia ventennale, cosi come Le Pen è stata una polizza sulla vita di Hollande e di Macron. E tutto questo, si badi bene, con l'attuale legge elettorale e senza ricorrere al proporzionale. Un fattore S, Sovranismo, al posto del fattore K di un tempo: solo che il Pci aveva dietro di sé l'Unione sovietica, era ramificato nei sindacati, nella società, nella cultura e nei media, tutti ambiti in cui i sovranisti non solo non svolgono alcun ruolo, ma sono anche pesantemente demonizzati, e ancor più lo sarebbero. Una catastrofe non tanto e solo per loro, ma per tutta la democrazia italiana. Se ne traggono due lezioni. La prima è che la Lega deve sapere cosa vuol fare da grande. Se desidera un futuro dovrà essere forza di governo e non anche di lotta, e avviare un dialogo con il Ppe: l'intervento di ieri di Salvini su queste colonne fa ben sperare in tal senso. La seconda è che, qualsiasi cosa voglia dire rifondazione" del centrodestra, essa abbisogna di una forza di centro.

Non tanto e non solo per i voti che porterebbe in dote ma perché questa impedisce che l'eventuale nuova alleanza venga sospinta ai margini del sistema. Benché stare all'opposizione sia gratificante, non crediamo che il popolo dei moderati voglia morire post catto-comunista.

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