"Più donne al lavoro" Ma è solo l'effetto della riforma Fornero

Tasso di occupazione femminile ai massimi dal '77. Merito delle over 50 senza pensione

"Più donne al lavoro" Ma è solo l'effetto della riforma Fornero

Roma A quanto pare l'unico modo per fare aumentare l'occupazione femminile in Italia è obbligare le lavoratrici senior a rimandare la pensione.

Ieri l'Istat ha diffuso la comunicazione mensile provvisoria, relativa al mese di giugno, su occupati e disoccupati. A prima vista dati ultra positivi, peraltro dopo un maggio disastroso. Cala la disoccupazione (all'11,1%, rispetto al 11,3 di maggio) e aumenta il tasso di occupazione.

Ma basta andare un po' più a fondo per capire che qualcosa non va. Il miglioramento riguarda quasi esclusivamente le donne over 50 e non per un'improvvisa conversione dell'Italia al lavoro in rosa. Pesano semmai gli effetti della riforma Fornero che ha spostato in avanti l'età del ritiro.

Gli occupati aumentano dello 0,1%, il tasso si attesta al 57,8%. Non molto. In termini assoluti sono 23mila lavoratori in più. Il saldo resta negativo se si tiene conto che in maggio i posti di lavoro persi sono stati 53mila. Una crescita, spiega l'Istat «interamente dovuta alla componente femminile, mentre per gli uomini si registra un modesto calo, che interessa i 15-24enni e i 35-49enni».

Il tasso di occupazione femminile arriva al 48,8%. Il più alto da quando viene registrato il dato, cioè dal 1977. Ma siamo sempre i penultimi in Europa, avanti solo rispetto alla Grecia.

Anche se si prende il periodo aprile-giugno, il lieve aumento dell'occupazione dello 0,3% è dovuto agli ultra 50enni di entrambi i sessi. Sono cresciuti di 335mila unità a fronte di un calo nelle altre classi di età (-188mila). Facile interpretare i dati come l'effetto delle riforme previdenziali, che a stento nasconde un mercato del lavoro stagnante, come dimostra anche il tasso di disoccupazione.

Dopo l'aumento di maggio, la stima delle persone in cerca di occupazione a giugno cala dello 0,2% (-57mila), tornando su un livello prossimo a quello di aprile. Tradotto, più persone cercano lavoro. Anche in questo caso si tratta soprattutto di donne. Ma ci sono anche molti più scoraggiati. Circa 12mila persone che hanno deciso che non vale la pena cercare un'occupazione. Escono dalle statistiche sulla disoccupazione, ma restano dei senza lavoro.

«I dati dell'Istat confermano che senza ripresa non vi è nuova occupazione e che il Jobs Act è stato un fallimento. La modesta crescita dell'occupazione di giugno è tutta dovuta ai contratti a termine e agli over 50, come ormai accade da diversi mesi a dimostrazione della crescente incertezza delle imprese e della fine degli incentivi», ha commentato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

«Fa quasi tenerezza vedere il Pd esultare per uno zero virgola in più. È sotto gli occhi di tutti la situazione difficile in cui ci troviamo dopo 4 governi di sinistra» aggiunge Sestino Giacomoni, membro del Comitato di presidenza di Forza Italia.

Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato, individua la fascia anagrafica più in difficoltà in quella «di mezzo, dei capifamiglia con familiari a carico».

La pensa diversamente il governo. Il premier Paolo Gentiloni considera quelle dell'Istat delle «buone notizie. Fiducia in risultati del Jobs Act e ritorno alla crescita».

Il ministro Poletti vede una crescita costante dell'occupazione. Soddisfazione di facciata. Non è un caso che il governo stia concentrando gli sforzi sui giovani. Al di la delle dichiarazioni, l'esecutivo sa che se il lavoro regge, è solo grazie alle riforme delle pensioni.

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