
Una nuova alleanza tra datori di lavoro e dipendenti con cui promuovere la partecipazione dei lavoratori alla vita e al destino dell'impresa e favorire quello che Giorgia Meloni ha definito «un rinascimento partecipativo».
Il Senato approva in via definitiva la proposta di legge di iniziativa popolare voluta dalla Cisl. La partecipazione gestionale, economica e finanziaria, organizzativa e consultiva dei lavoratori nelle imprese è ora disciplinata per legge e incentivata. Con il sì dell'Aula - 85 sì, 21 no e 28 astenuti - viene finalmente attuato l'articolo 46 della Costituzione che sancisce il diritto dei lavoratori a un coinvolgimento attivo nella vita e negli utili delle imprese. La misura - apparentemente il terreno ideale per un voto condiviso e bipartisan - viene sostenuta con convinzione dal solo centrodestra. Il centrosinistra, invece, finisce per spaccarsi con il Pd che sceglie di astenersi, i Cinque Stelle e Avs che votano contro e Italia Viva e Azione che si esprimono a favore della norma.
«Oggi usciamo dal Novecento» dice Mariastella Gelmini di Noi Moderati. «Siamo di fronte a un provvedimento coraggioso, che supera la logica novecentesca del conflitto permanente tra datore di lavoro e lavoratori».
Paola Mancini, relatrice di FdI del provvedimento, saluta una norma che «contribuisce a migliorare nel profondo le relazioni sindacali» e indirizza verso un modello in cui «si corre insieme verso il miglior risultato possibile». Maurizio Gasparri per Forza Italia sottolinea che l'approvazione di questa legge «è la migliore risposta a chi nelle piazze e nella società diffonde ancora il virus dell'antagonismo e dell'odio di classe». «Incentivare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende non è solo un atto di giustizia sociale ma anche una leva strategica per aumentare la produttività» dice il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio.
E anche il presidente del Cnel, Renato Brunetta - che dovrà vigilare sull'attuazione della norma attraverso una commissione nazionale con funzioni di interpretazione e indirizzo - parla di «una svolta epocale».
La legge disciplina la partecipazione economica e finanziaria, organizzativa e consultiva dei lavoratori. Il primo punto riguarda la partecipazione gestionale, con la presenza di uno o più rappresentanti dei dipendenti al consiglio di sorveglianza, nel rispetto dei requisiti di professionalità e onorabilità richiesti per i componenti del consiglio. Altro capitolo importante è quello che riguarda i piani di partecipazione finanziaria che possono prevedere, oltre agli strumenti di partecipazione dei lavoratori al capitale della società, anche l'attribuzione di azioni in sostituzione di premi di risultato. Per il 2025 i dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti dalle azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato per un importo non superiore a 1.500 euro annui sono esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare. In legge di Bilancio sono stati assegnati 72 milioni per coprire gli incentivi fiscali.
I lavoratori potranno anche partecipare alle decisioni finalizzate all'innovazione di prodotto, attraverso l'istituzione di commissioni paritetiche.
Inoltre le aziende potranno prevedere nel proprio organigramma le figure dei referenti della formazione, dei piani di welfare, delle politiche retributive, della qualità dei luoghi di lavoro e della conciliazione, dei responsabili della diversità e dell'inclusione delle persone con disabilità.Il tutto con una idea di fondo: superare la logica del conflitto permanente, una sorta di grammatica obbligata nei rapporti tra lavoratori e impresa, e creare le condizioni per una stagione di collaborazione.