Democrazia diretta. Ma da chi? È una delle domande, a metà tra il serio e il faceto, intorno alle quali ruoterà il futuro della Terza Repubblica. Quella «dei cittadini». Per il Movimento Cinque Stelle l'avvento di piattaforme online attraverso cui far decidere «dal basso» candidati, leggi da portare in Parlamento e valutare l'azione della Pubblica Amministrazione è la rivoluzione che può segnare il passo dal vecchio mondo al nuovo. Sabato a Roma in Piazza della Bocca della Verità, Beppe Grillo ha abbeverato la platea delle suo visioni sul futuro. Poca politica. Tante frasi come «c'è un mondo agonizzante» oppure «la città più innovativa è stata costruita in Mongolia» e ancora «in Estonia votano con il blockchain». Lo staterello baltico è anche una delle passioni di Davide Casaleggio. L'imprenditore, figlio dell'altro fondatore, l'11 maggio scorso al Senato, durante la presentazione dello «Scudo della Rete» di Rousseau, parlava così: «Quando si parla di governo è importante che siano attivati degli strumenti di partecipazione attiva, come ad esempio in Estonia». Sempre sabato, il capo della Casaleggio Associati ha lanciato la Rousseau Open Academy. Una sorta di scuola politica pentastellata, per formare gli iscritti e promuovere i temi della «cittadinanza digitale» sui territori.
C'è uno spiffero che circola nei palazzi, e vedrebbe Casaleggio Jr. «pronto a mettere le mani sulla Pubblica Amministrazione» con il M5s al governo. La suggestione potrebbe diventare concreta e generare, se non un vero e proprio conflitto di interessi economico, di sicuro creare un nuovo tipo di Stato. E un diverso rapporto tra i cittadini e la Pa. I Cinque Stelle non ne fanno mistero e lo hanno scritto nel «contratto» stipulato con la Lega. Al punto 20 «Riforme Istituzionali, Autonomia e Democrazia diretta» si auspica il superamento del quorum per i referendum abrogativi, l'introduzione del referendum propositivo e la cittadinanza digitale. «Inoltre - scrivono i pentaleghisti - è essenziale introdurre un efficace sistema di valutazione delle performance della Pubblica Amministrazione nel suo complesso, anche attraverso il coinvolgimento dell'utenza».
I consiglieri M5s della Roma amministrata da Virginia Raggi, ad aprile scorso, hanno presentato una delibera di modifica dello Statuto della Capitale. Con l'obiettivo di introdurre strumenti di democrazia diretta. Petizioni online, Bilancio partecipativo (attivo nei comuni a guida grillina di Mira e Ragusa) e referendum senza quorum. Luigi Di Maio, a gennaio scorso, parlando delle troppe leggi inutili, aveva proposto l'utilizzo di «un software» per sforbiciare circa 400 norme superflue. Sulla base di quelli della Ibm.
Non c'è rivoluzione senza ministri. E, come rivendicato sabato durante la festa per l'arrivo al governo, «Riccardo Fraccaro sarà il primo ministro della democrazia diretta nella storia, non solo d'Italia». Ma la formulazione del dicastero, nei giorni caldi del toto-ministri, aveva fatto storcere il naso ad alcuni «puristi» del Parlamento.
Fraccaro ieri in un'intervista al Fatto Quotidiano ha spiegato: «Una volta Casaleggio ha detto che dopo averla realizzata potremmo anche scomparire. La democrazia diretta è la stella polare del Movimento». Nessuno, ancora, ha parlato esplicitamente di esportare il modello Rousseau nel settore pubblico.
Però Casaleggio, nell'incontro al Senato dell'11 maggio, ha detto: «Noi stiamo sperimentando alcune attività di partecipazione degli iscritti al M5s, ma se questo fosse disponibile da parte dello Stato, sarebbe la soluzione migliore». E ora lo Stato sono loro.
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