Il piano dell'Europa: navi in acque libiche per frenare i barconi

Bruxelles pensa a un campo migranti in Nord Africa e a 200 milioni di contributi a Tripoli

Il piano dell'Europa: navi in acque libiche per frenare i barconi

Sigillare i porti libici, pattugliare le acque con navi militari della flotta europea per bloccare i barconi, creare campi migranti nel Nord Africa adatti alle reali necessità, e sviluppare una collaborazione vera e continua con le nazioni subsahariane per interrompere il flusso che solo nel 2016 ha prodotto uno sbarco di 364mila disperati. Sono queste le principali novità del piano redatto dall'Ue, e appoggiato dalla Merkel, che verrà presentato il prossimo 3 febbraio a Malta per tentare di risolvere il dramma del Canale di Sicilia e fermare lo sbarco di migranti sulle coste italiane (nel 2016 ne sono arrivati 182mila).

La strategia di chiudere la rotta del Mediterraneo, firmata dall'Alto rappresentante Federica Mogherini e dal commissario Dimistris Avramopoulos, sarà discussa nei dettagli a La Valletta. Malta presiede il semestre europeo e il premier Muscat ha individuato nei temi d'azione immigrazione, sicurezza, inclusione sociale e politiche di vicinato. Alla Libia saranno forniti i mezzi per avere un ruolo centrale nel controllo e nei salvataggi nelle acque territoriali, con il coordinamento dell'operazione «Sophia» (per individuare e distruggere navi utilizzate da contrabbandieri e trafficanti) e la fattiva collaborazione di Italia, Malta, Grecia, Cipro, Francia, Spagna e Portogallo. Il piano Ue propone inoltre 200 milioni di finanziamenti di progetti in Libia e punta a rafforzare la frontiera sud aumentando anche la cooperazione con Egitto, Tunisia e Algeria per evitare che si possano creare rotte alternative.

Un altro punto rilevante del piano riguarda la proposta di incrementare la cooperazione con Iom (l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), l'Alto commissariato per i rifugiati e le municipalità libiche per migliorare le condizioni di vita nei campi profughi che vengono definite inaccettabili e parecchio distanti dagli standard internazionali. La parte più rilevante del lavoro si svolgerà proprio in Libia, per favorire i ritorni ai paesi di origine di quei migranti economici che non hanno i requisiti necessari di raggiungere l'Europa, assicurando al medesimo tempo che possano ottenere visti e protezione tutti quelli che hanno invece diritto all'asilo. Altro nodo importante da affrontare riguarda i rapporti tra l'Europa e quella che viene definita «la frontiera sud», il ventre molle attraverso il quale passano i flussi. Bruxelles da questo punto di vista intende aumentare il lavoro con i governi e le autorità militari di Niger, Mali, Sudan e Ciad. L'Ue si farà carico anche di progetti per dare un'alternativa economica al Dipartimento di Bilma, la regione nel Niger settentrionale che attualmente vive in via esclusiva del contrabbando di esseri umani. «Non esiste una soluzione magica o immediata per risolvere un problema che è molto articolato - ha spiegato Federica Mogherini - si deve fare di più e in maniera collegiale».

Prima del vertice della Valletta l'Alto rappresentante per la politica estera incontrerà il premier libico del Governo di Accordo Nazionale Fayez Al Sarraj. «L'appoggio internazionale è per noi di vitale importanze - ha affermato il leader libico - e l'Italia sarà nostro partner privilegiato».

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