Il piano di Forza Italia: sfidare la Lega al centro

Berlusconi preoccupato per le scelte sul lavoro E gli azzurri sorpassano gli alleati sui voucher

Il piano di Forza Italia: sfidare la Lega al centro

A pranzo, a palazzo Grazioli, si prepara la «battaglia dei voucher» con le capigruppi a Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini. Accanto a Silvio Berlusconi ci sono i consiglieri Gianni Letta, Niccolò Ghedini e Adriano Galliani, tutti concordi sull'offensiva contro il decreto Dignità, approvato lunedì. È la perla del vicepremier grillino Luigi Di Maio, da cui a parole Matteo Salvini ha preso le distanze, e Forza Italia vuole battere il primo pugno sul tavolo.

Il leader azzurro è molto preoccupato per le scelte in materia di lavoro e scettico sulla reale volontà del vicepremier leghista di opporsi alla linea del M5s. «Matteo parte col piede sbagliato e qui c'è di mezzo il futuro dell'impresa e dell'occupazione in Italia», ragiona. È stato a guardare finora, ma incomincia a pensare che, al di là delle dichiarazioni diverse, nell'azione Salvini e Di Maio procedano insieme. E allora serve un segnale forte. Lo strumento è una proposta di legge di Fi sul ritorno ai voucher (introdotti dal governo Berlusconi II), presentata ieri alla stampa in Senato, l'ariete potrebbe essere proprio del Carroccio. «Meno Di Maio, più Centinaio», è lo slogan che lanciano la Gelmini e la Bernini, cavalcando le dichiarazioni del ministro dell'Agricoltura sull'utilità dei buoni-lavoro nel suo settore. Sostengono le critiche di Confindustria, Confesercenti e altri che vedono nell'anti-Jobs Act un «colpo mortale all'impresa», con «il rischio concreto della perdita di migliaia di posti di lavoro».

L'appello è all'alleato al governo con il M5s, perché s'imponga per una completa riscrittura del decreto. «Capiamo - sottolinea la Gelmini- perché quel giorno Salvini abbia scelto di essere al Palio di Siena e non al Consiglio dei ministri. Perché al popolo di centrodestra non può piacere». La Bernini assicura: «Non molleremo sul decreto Dignità, la cui filosofia è totalmente contraria ai voucher». Usa una metafora il portavoce di Fi Giorgio Mulè: «Il dl guarda nello specchietto retrovisore. Vuol fare tornare indietro le lancette della storia. E se si guarda solo lo specchietto retrovisore si va a sbattere». In effetti, imporre modifiche al decreto con i voti di Fi e del Pd potrebbe mettere in crisi il governo. È questo che vuole Berlusconi? Certo, intende fare un'opposizione che pesa, perché si fida sempre meno di Salvini.

Tra ieri e oggi il Cavaliere ha una serie di incontri per definire il piano di rinnovamento di Fi e la prossima settimana potrebbero arrivare le nomine. «Per essere vincente il centrodestra deve avere una forte componente di centro», ripete l'ex premier. Parla all'alleato della Lega e a chi, tra gli azzurri, come il governatore ligure Giovanni Toti, preme per il partito unico. A Panorama il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, dice sulla sua attesa nomina a vicepresidente di Fi: «Non cerco cariche. Ma credo che sul mio nome, a parte Toti che storce la bocca, nessuno possa obiettare». Anticipa poi che si ricandiderà nel 2019 a Bruxelles, «assieme a Berlusconi, magari, il suo nome è attrattivo». L'idea del Cav è di allargare lo spazio di Fi e contrastare l'Opa sovranista del Carroccio con un Ppe italiano.

«È l'elettorato moderato, che sta al centro, e non si rivede nelle posizioni di Salvini che dobbiamo provare a riconquistare», dice ad Agorà Estate-Rai3 la fedelissima del Cav, Licia Ronzulli.

Tra i nodi che Berlusconi deve sciogliere c'è quello delle Commissioni di garanzia: punta al vertice della Vigilanza Rai con Maurizio Gasparri, ma la Lega lavora su uno scambio con il Pd per il Copasir.

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