Il Pil 2022, se la congiuntura non dovesse migliorare, probabilmente non centrerà l'obiettivo prefissato dalla Nota di aggiornamento del Def al +4,7% annuo. È quanto prevede Confcommercio nella congiuntura di febbraio secondo cui difficilmente la crescita «può collocarsi attorno al 4,5%». Ai problemi derivanti dalle tensioni sui prezzi delle materie prime e dall'incertezza sull'evoluzione pandemica si sono aggiunti anche i timori di un conflitto russo-ucraino. «Questa situazione - prosegue l'associazione guidata da Carlo Sangalli (foto) - rischia, nel suo insieme, di prolungare ed amplificare le tensioni sui prezzi al consumo». Anche perché crescono i timori di una repentina stretta alla politica monetaria che, con il rialzo dei tassi, accrescerebbe le criticità del quadro macroeconomico.
L'indice dei consumi di Confcommercio a gennaio ha registrato una variazione dell'8,5% annuo (+33,6% per i servizi e +2,2% per i beni), ma rispetto allo stesso mese del 2020 la domanda, nel complesso, è ancora inferiore dell'11,7 per cento. Per molti servizi la distanza percentuale è superiore alle due cifre, con tempi di recupero che appaiono più lunghi del previsto. La rilevazione mensile del Pil eseguita dalla confederazione dei commercianti ha evidenziato una riduzione dell'1% a febbraio rispetto al mese precedente, mentre nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 4,2%, in forte calo rispetto ai mesi precedenti. L'inflazione nel mese in corso dovrebbe attestarsi al 5,6%, un valore record.
Una situazione di estrema difficoltà fotografata anche dall'Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato: a di gennaio 2022 i consumi sono del 25,1% al di sotto del valore di due anni fa, mentre la media mobile del periodo febbraio 2021 - gennaio 2022 ha evidenziato un -20% rispetto al periodo febbraio 2019 - gennaio 2020. La forte spinta inflazionistica e l'aumento del prezzo dell'energia fanno sì che il comparto abbigliamento-accessori registri una caduta di -38,5% su due anni fa. Molto negativo anche il trend della ristorazione (-18% nel mese di gennaio e -24,3% se confrontata a 2 anni fa). Insomma, sono in difficoltà i due settori che, insieme all'elettronica, rappresentano i principali vettori delle decisioni di spesa. Non a caso, SosTariffe.it ha segnalato che negli ultimi cinque mesi l'aumento sostanziale del costo dell'energia ha spinto le famiglie italiane a «spegnere la luce». Su base nazionale, il calo medio del consumo di energia elettrica è stato dell'1% mentre la flessione per il gas naturale è stata del -4 per cento.
Se la domanda interna langue, l'unico fattore che può sostenere decisamente la crescita sono gli investimenti. Nella fattispecie quelli del Pnrr. Gli interventi di competenza del ministero delle Infrastrutture, programmati negli ultimi 12 mesi attraverso Pnrr, Piano complementare, legge di Bilancio e anticipazione dei fondi Ue, ammontano «complessivamente a 103 miliardi di euro di cui quasi 55 riguardano le ferrovie». È quanto ha detto il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, in audizione presso la commissione Trasporti della Camera nell'ambito dell'esame del documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci. Nello specifico, per le strade sono stati stanziati 15,8 miliardi, per il trasporto rapido di massa 8,6 miliardi, 2,6 per le infrastrutture idriche e 5,4 miliardi per la rigenerazione urbana ed edilizia.
Per quanto riguarda le grandi opere «è in fase di progettazione la tratta italiana della Torino-Lione», mentre per il Ponte sullo Stretto si attende lo studio di fattibilità predisposto da Rete ferroviaria italiana (gruppo Fs) «per assumere le decisioni successivamente».
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