Pisa, blitz pro Pal all'ateneo. E il prof finisce all'ospedale

Il docente contuso mentre prova a resistere ai militanti. A Torino viene chiuso il corso di un ricercatore israeliano

Pisa, blitz pro Pal all'ateneo. E il prof finisce all'ospedale
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Un vero e proprio assalto dal sapore squadristico - ma rosso - all'Università di Pisa. Un gruppo di studenti "pro Palestina", ieri, ha fatto irruzione in un'aula al Polo delle Piagge. "Abbiamo fermato le lezioni", hanno rivendicato i giovani gruppettari, che però si sono imbattuti nel professor Rino Casella, docente associato di Diritto comparato, che non ha abbassato la testa di fronte all'interruzione-esibizione degli eccitati contestatori. Il professore si è opposto al gruppo di studenti-militanti che, arbitrariamente, voleva portare avanti l'azione di propaganda durante la lezione: non si è arreso alla prepotenza dei soliti noti, anzi ha difeso la dignità di quello spazio di cultura e dialogo. Ne è nata una discussione accesa.

I manifestanti "pro Pal" hanno rivendicato con orgoglio la manifestazione anche sui social, pubblicando i video dell'iniziativa, e hanno raccontato anche, dal loro punto di vista, quanto accaduto. "Abbiamo deciso di occupare la sua lezione, annullandola, e prendere tutto lo spazio di cui la Palestina ha in questo momento bisogno", è la ragione addotta dagli "studenti per la Palestina". Ma di sicuro il professor Casella è rimasto anche contuso - anche se lievemente - in quei momenti concitati, nel tentativo di non piegarsi e continuare a fare il suo dovere, la sua lezione. E ieri ha sporto denuncia, sia per interruzione di pubblico servizio sia per la aggressione.

Il problema è che sotto le insegne della "causa palestinese", in realtà anti-israeliana, le università italiane sono da due anni ostaggio di gruppetti scalmanati, che a volte simpatizzano apertamente per la "resistenza", per l'"Intifada", e che comunque impediscono ai colleghi di fare ciò per cui pagano le tasse: proseguire nel percorso di studi. Ora, dopo la pausa estiva, lo spettacolo è ricominciato. "Non voleva farci parlare del fatto che la nostra università dopo due anni continua a essere complice di questo genocidio tramite gli accordi e i progetti che essa porta avanti con lo Stato genocidiario di Israele", è stata la "difesa", affidata ai social, di un'attivista. "Fuori i sionisti dall'università", continuano a sbraitare i pro Pali indottrinati. Lo fanno nelle scuole, nelle università e nelle piazze, vogliono "bloccare tutto", occupano, allestiscono i campeggi negli atenei, sventolano bandiere e parlano di questioni che spesso non conoscono. Ma fanno rumore e quindi - questo pensano - proselitismo, anche se poi alle elezioni i voti sono quel che sono.

Intanto, il clima peggiora. Un clima di ostracismo e boicottaggio. A Torino, un docente dell'università israeliana di Braude, ospite ("guest lecturer") di un corso di dottorato del Politecnico di Torino, ha difeso durante la lezione l'Idf - l'esercito israeliano - definendolo "l'esercito più pulito al mondo" e per questo il suo corso è stato sostanzialmente stoppato. Il Politecnico ha condannato le opinioni manifestate dal docente, precisa che il corso è di sua esclusiva titolarità senza alcuna collaborazione con l'Università di Israele.

"Appena venuto a conoscenza dell'inaccettabile esternazione - ha fatto sapere il rettore Stefano Corgnati - ho disposto, con effetto immediato, l'interruzione del modulo e la cessazione di ogni rapporto con il docente".

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