Decine e decine di famiglie di etnia rom godono a Milano di una casa popolare. Ad esse se ne aggiunge qualcuna di origine albanese, moldava e croata, per un totale di settantacinque alloggi, molti dei quali assegnati dal Comune «in deroga» ai requisiti previsti dal regolamento regionale o alla graduatoria. Bypassando, quindi, la regolare procedura e la partecipazione al bando.
Settantacinque alloggi sono tanti, in un momento in cui la crisi economica dilaga e sono molti i disoccupati, i precari, gli anziani che vorrebbero poter usufruire di un appartamento a costi così agevolati. Si parla di cifre che vanno dai 50 euro circa ai 120, a seconda che i beneficiari facciano parte delle fasce di «accesso» o «protezione», stabilite sulla base delle loro condizioni economiche.
Non solo. «Molti di loro sono morosi, non hanno mai pagato un affitto», dichiara il consigliere regionale Fabio Altitonante, che per primo ha documentato il problema con foto, video (girati all'interno e all'esterno delle abitazioni interessate) e numeri alla mano. «Basti pensare che, soltanto nel primo bimestre del 2014, i morosi tra gli assegnatari di case Aler sono il 43 per cento, per un valore complessivo di 15 milioni e mezzo di euro».
Noi siamo andati a vedere questi appartamenti. Nelle case non c'era nessuno, o magari chi c'era ha preferito non farsi vedere. Le palazzine sorgono in diversi quartieri della città. Famagosta, Lorenteggio, viale Molise sono solo alcune delle zone interessate. A giocare nei cortili solo qualche bambino. Salendo su per le scale di una delle strutture si trovano porte sfondate e poi riparate alla buona ma, al suono del campanello d'ingresso, nessuno risponde. Per documentare la presenza dei Rom, che pure si evince dai dati ufficiali, è necessario appostarsi la mattina presto, o la sera.
Come si decide a chi affidare gli alloggi? «La legge regionale stabilisce i criteri fondamentali - spiega Altitonante - ai Comuni spettano le assegnazioni e poi ci sono i gestori (a Milano Aler e MM). Oggi, quindi, è Palazzo Marino a gestire le assegnazioni delle case popolari. C'è una graduatoria, dove sono in lista d'attesa più di 24mila persone. Poi ci sono le assegnazioni in deroga, il 25% del totale all'anno. Che cosa significa? Palazzo Marino può dare case a sua discrezione. È una possibilità pensata per far fronte alle emergenze, ai casi sociali più gravi. Ma dalla teoria alla pratica le cose cambiano, molto».
La metà di questi «casi gravi», circa il 47 per cento, secondo i dati forniti dal consigliere, sarebbero stranieri, quasi tutti di origine romena.
Un altro punto fondamentale riguarda la burocrazia. Adesso il Comune decide sull'assegnazione dell'alloggio, poi trasmette la pratica al gestore, che deve combinare la richiesta con la disponibilità. E, nel frattempo, passano mesi.
«Non è tollerabile- conclude Altitonante- le assegnazioni devono passare direttamente in capo ai gestori, eliminando i passaggi inutili, con l'obiettivo di garantire una casa a chi ha realmente bisogno: i milanesi in difficoltà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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