Piste vane, ipotesi e la lunga fila di sospetti. I 32 giorni di indagini (e un finale inatteso)

Scientology, Ruocco e l'idea che Sharon conoscesse il killer

Piste vane, ipotesi e la lunga fila di sospetti. I 32 giorni di indagini (e un finale inatteso)
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In pochi ci credevano davvero. Nei trentadue lunghissimi giorni di indagine che hanno accompagnato questo nero agosto italiano, tutti i pensieri sul killer di Sharon finivano per coinvolgere qualche figura vicina alla ragazza. Quantomeno doveva essere stato qualcuno che lei conosceva, si credeva. Lo suggeriva lo storico dei femminicidi, lo facevano dedurre anche i più recenti fatti di cronaca. Ma quelle sui delitti non sono scienze esatte. D'altro canto ogni traccia della vita privata di Sharon continuava a confermare agli inquirenti che sulla vittima, sulla sua famiglia e sui suoi amici non c'erano ombre. E allora eccolo, il caso inspiegabile. Senza movente, senza congetture, senza indiziati. Il fatto casuale. «Dovevo farlo, l'ho vista e l'ho uccisa», ha detto il 31enne Moussa Sangare. Come fai ad immaginare una fine così? Ecco perché in questo mese bollente gli inquirenti hanno cercato soprattutto nella cerchia della barista bergamasca. Dall'apertura del fascicolo d'inchiesta le piste battute dagli investigatori sono state principalmente sei, quattro delle quali hanno consentito di scandagliare l'esistenza della ragazza: dal compagno Sergio Ruocco all'appuntamento con l'amante misterioso, dal conoscente che l'aspettava durante la passeggiata notturna all'adesione a Scientology.

I sospetti su Ruocco si sono ben presto diradati: nessuna tensione con la compagna, un matrimonio in corso di programmazione e le vacanze fissate. L'alibi (era a letto quando Sharon è stata uccisa e quella notte non è mai uscito di casa) e sul suo corpo l'assenza di tracce di un'uscita di nascosto sul retro della villetta. E mentre le diverse convocazioni dell'uomo in caserma e gli interrogatori davano adito ad illazioni, i carabinieri hanno dovuto precisare nero su bianco che l'idraulico non era indagato. Anche la pista Scientology non è mai davvero decollata: è emerso solo che Sharon aveva iniziato a pagare la quota d'iscrizione e che c'erano state delle discussioni in famiglia sulla sua decisione di farne parte, ma nulla di più.

Se le prime due piste rappresentavano un caleidoscopio della vita dell'ex estetista, le altre due ritraevano una ragazza inesistente: di un ipotetico amante o di un conoscente che l'aspettava in via Castegnate non c'è mai stata traccia. Sharon aveva una vita irreprensibile col suo compagno e i familiari. Quella sera non incontrò visi familiari. Ad ostacolare le indagini sono poi arrivate le false testimonianze di Antonio Laveneziana, anziano residente di via Castegnate, e di Fabio Delmiglio, sosia di Johny Depp in cerca di visibilità.

Solo nelle ultime settimane si sono fatte strada altre due piste, che spostavano il baricentro lontano dalla dimensione familiare della vittima: il pusher sparito da Terno d'Isola e, prima, il misterioso ciclista fuggito in contromano lungo via Castegnate. Su quest'ultimo le ricerche erano iniziate da tempo, si era capito che trovarlo era fondamentale. Si è rivelato proprio l'assassino.

Era lui, Moussa Sangare, a finire ripreso in sella alla sua bicicletta nel buio della notte bergamasca. Aveva appena trafitto ripetutamente Sharon, che nel frattempo stava chiamando il 118 urlando: «Mi ha accoltellata».

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