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Parigi «Ho una passione per la neve, le montagne e lo snowboard per cui conosco benissimo Colmar». Yosuke Aizawa, 42 anni, giapponese di Tokyo, è lo stilista del brand White Mountaineering che ha accettato e soprattutto vinto la scommessa di esplorare e reinterpretare il DNA dello storico marchio italiano di skiwear e sportswear all'interno di un intelligente progetto chiamato Colmar Age-Advanced garment exploration. Prima di lui per tre stagioni è stata la volta dell'americano Shayne Oliver, ma con Aizawa Colmar ha alzato il tiro fino alle passerelle di Parigi dove, l'altra sera, la sfilata di White Mountaineering si è chiusa con sei dei 30 capi della nuova capsule.
«Una gran bella emozione vedere il nostro marchio sul podio» dichiara l'amministratore delegato di Colmar, Giulio Colombo raccontando poi che il designer giapponese si è letteralmente tuffato nell'archivio da cui è riemerso con idee precisissime perfino su quanti millimetri ci volevano sulle patelette delle tasche e quale punto di rosa bisognava ottenere per uno dei tagli di colore della giacca a vento ispirata agli anni Novanta. «Mi piace molto lavorare con le industrie italiane, sono precise e professionali come quelle giapponesi» ha detto Aizawa che ha cominciato la sua carriera nel 2001, subito dopo la laurea, nel prestigiosissimo ufficio stile di Rei Kawakubo qui a Parigi. «Ci sono rimasto sei anni racconta poi ho deciso di lanciare la mia linea». Inevitabile chiedergli come sia lavorare con la leggendaria designer di Comme des Garçon e lui più che rispondere fa un sorriso estatico puntualizzando che lui era soprattutto nel team di Watanabe. Poi però racconta di come sono cambiati i giovani alla moda che prima vestivano sempre e solo di nero e non avevano una gran passione per lo sport mentre oggi sono tutti fanatici per l'attività fisica e l'immagine con il colore ha una funzione importantissima nello stile. Da qui gli spettacolari piumini a strati di White Mountaineering con le poetiche stampe di foglie che diventano nuvole, ma anche le belle camicie a scacchettoni allacciate con gli alamari. Da notare le belle collane di plastica e metallo appese al collo dei modelli che, per una volta, non hanno l'aspetto delle mancate signorine.
Stessa storia sulla passerella di Sacai marchio disegnato dalla bravissima designer giapponese Chitose Abe, una vera maga nell'arte di smontare e assemblare tra loro capi diversi. Qui nel piumino entra prima un giubbotto da motociclista e poi un trench e tutti sono staccabili con un complesso sistema di zip. Anche qui al collo dei ragazzi compaiono delle collane in metallo (forse i pendaglini sono le linguette delle lattine, una delle cose più pericolose per i pesci nel mare) ma tutto è molto elegante, pulito, contemporaneo. Desiderabili oltre ogni dire i pullover norvegesi e i capi femminili della pre collezione 2020 sono una vera meraviglia: i più bei tailleur sportivi che si possano immaginare.
Insomma la seconda rivoluzione nella moda arriva dal Giappone sulle passerelle di Parigi. La prima fu nel 1981 con l'irrompere del rigore e del tutto nero di Kawakubo, Yamamoto e Watanabe, ora è la volta dello sportswear che tanto spazio occupa nella vita di tutti.
Sulla passerella di Jaquemus non compare nulla di sportivo, anzi, non si capisce bene che stagione vada in scena visto che tutto è in cotone, leggerissimo e molto scollato per le donne, mentre per gli uomini c'è l'artificio neanche troppo nascosto della patta aperta sui boxer.
Certo il designer di origini provenzali, a soli 30 anni è un vero fenomeno, capace di portare in passerella autentiche dee come Gigi Hadid e di reggere uno show nel gigantesco spazio della nuova arena musicale a La Defense, la cosiddetta citè de la musique e du cinema voluta da Mitterrand alla periferia di Parigi. La sfilata si intitola «1997», anno in cui ha soli 7 anni ha fatto un vestito per la sua mamma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.