Chi pensava che il sondaggio con cui otto romani su dieci bocciavano il sindaco Ignazio Marino avesse danneggiato solo l'immagine del primo cittadino, si sbaglia. Oltre a scatenare un putiferio contro l'inquilino del Campidoglio e la sua giunta, la rilevazione commissionata dal Pd capitolino sta spaccando il partito: in molti protestano contro il "fuoco amico", domandosi come mai i dati di (scarso) gradimento del sindaco siano stati girati alla stampa prima che al diretto interessato, provocando una crisi politica che lascerà il segno. Ma c'è di più.
Più d'uno si è anche lamentato del fatto che il sondaggio sarebbe stato pagato con i soldi del gruppo consiliare. Ventimila euro cioè dei contribuenti romani. Molti consiglieri si sono lamentati di essere stati tenuti all'oscuro di tutto con le alte sfere del partito.
"Quel documento andava messo a disposizione prima del sindaco e della giunta, affinchè potessero lavorare sulle criticità - attacca il capogruppo della maggioranza Fabrizio Panecaldo - Non so se è fuoco amico ma penso che non facilita il lavoro"
Anche dalla direzione capitolina del partito assicurano che si è trattato di un errore.
Il vicesegretario cittadino Luciano Nobili, però, non risparmia critiche ai colleghi: "Il ruolo del Pd capitolino non è commissionare sondaggi che servono solo a mettere in difficoltà il sindaco e l’amministrazione, bensì sostenere queste scelte del sindaco e correggerle qualora necessario."Un rimpallo di responsabilità che indebolisce ulteriormente il già fragile rapporto tra Marino e la sua maggioranza.
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