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Il politicamente corretto che mette a rischio tutti

Il politicamente corretto che mette a rischio tutti

«Meglio rossi che morti». Tra i '70 e gli '80 la demenziale parola d'ordine era di moda tra una sinistra pronta a sottomettersi ai «compagni» sovietici pur di non ospitare i missili dell'alleato Usa. Quarant'anni dopo gli epigoni del progressismo e del politicamente corretto, figli ahinoi di quella sinistra, vogliono convertirci al «meglio contagiati che razzisti». Dove l'esser razzisti non significa discriminare, ma semplicemente seguire le raccomandazioni del mondo scientifico e adottare le procedure indispensabili per evitare che il virus 2019 n-CoV dilaghi in scuole e città. Magari chiedendo, come Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento, di tener lontani dalle scuole per il periodo della possibile incubazione (due settimane circa) i bimbi appena rientrati dalla Cina. Apriti cielo. Per l'europarlamentare Pd Alessandra Moretti il governatore Luca Zaia si «muove in direzione ostinata e contraria alla scienza». E a darle manforte ci pensa Giuseppe Conte. Il premier, da poco convertitosi al progressismo da salotto, punta pure lui il dito contro i governatori del Nord, invitandoli a «fidarsi delle autorità scolastiche e sanitarie» e «di chi ha specifica competenza».

Ora anche sorvolando sul fatto che quei governatori contano su uno stuolo di competenze garantito da tre dei più efficienti sistemi sanitari regionali resta da chiedersi da quale pulpito arrivi la reprimenda. Il 31 gennaio Conte ha imposto il blocco - assai più discutibile e discriminante - di tutti i voli da e per la Cina. Se quei voli erano a rischio come può esserne immune un bimbo partito dalla Cina e transitato lungo quelle stesse tratte? La colpevole ambiguità smaschera un premier più incline ormai alla sterile contrapposizione politica che non alla salvaguardia della comunità nazionale. Quanto alle competenze c'è da chiedersi a quali fonti scientifiche s'abbeverino il presidente del Consiglio, l'infervorata Moretti e tutta la sguaiata compagnia del politicamente corretto. Tra i primi a definire «giusta la richiesta di alcuni presidenti di Regione della Lega» c'è un virologo come il professor Roberto Burioni protagonista di serrate campagne contro le posizioni no-vax serpeggiate nel nostro Paese. «L'unica arma per tentare di bloccare questa epidemia sostiene - è, insieme alla diagnosi precoce, l'isolamento». Una posizione inevitabile visto il timore confermato dallo stesso Burioni - che il virus si trasmetta «anche da pazienti che non hanno ancora i sintomi». Un timore emerso dopo la pubblicazione il 24 gennaio di uno studio dell'autorevole rivista medica Lancet in cui si analizza proprio il caso di un bimbo di 10 anni infettato dal virus, ma assolutamente asintomatico. «Abbiamo visto pazienti, soprattutto bambini - spiega il professor Yuen Kwok yung - autore dello studio e microbiologo all'università di Hong Kong - con la polmonite, ma senza febbre e senza tosse. Questo rende particolarmente difficile il controllo di questo virus». Una posizione confermata dagli studiosi del Cdc (Center for Disease Control) - il centro statunitense specializzato nello studio degli agenti più aggressivi e meno conosciuti da Ebola al coronavirus - concordi nel parlare di «pazienti con pochi o nessun indicatore» di malattia.

Insomma la scienza, per ora sembra stare tutta dall'altra parte rispetto ai deliri politicamente corretti e alla disinformazione di quanti, invocando presunte discriminazioni o inesistenti razzismi, vorrebbe invitarci ad abbassare la guardia e renderci più vulnerabili al contagio.

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