
Tra i tamburi della guerra e i pifferi della moda vince chi tratta con la massima serietà un settore come il tessile-abbigliamento-accessorio che in Europa è il primo comparto industriale e solo nel nostro Paese dà da vivere a 600 mila dipendenti diretti. Proprio per questo è difficile accettare che Miuccia Prada e Raf Simons abbiano fatto per la prossima primavera estate una collezione uomo che comincia con delle tute da ginnastica del tipo sovietico da atleta dell'est indossate sotto a degli impeccabili completi manageriali e prosegue con una marea di calzoni corti come mutande, proprio quelle che si mettono ai bambini e che un tempo si chiamavano Ciripà. Come se questo non bastasse quasi tutti i modelli indossavano un cappello in paglia a forma di cono rovesciato molto simile a quello di Pinocchio e gli altri avevano i capelli acconciati come cappelli. Il tutto su un set fatto da giganteschi tappeti pelosi e gommosi tagliati a forma di margerita. Poi nel backstage la grande signora del made in Italy ha dichiarato che "la cosa più importante era il cambio di tono da aggressivo a gentile, calmo, umano e quando si arriva alla gentilezza e alla serenità c'è sempre qualcosa di infantile, fresco e delicato: l'opposto dell'aggressività". Lady Prada ha concluso dicendo di non parlare solo di moda: "ognuno risponde alla situazione con gli strumenti che ha". Inevitabile a questo punto pensare alla celebre foto di Picasso in mutande con accanto il suo cane Kabul scattata sulla porta dello studio in cui ha appena finito di dipingere Guernica. Speriamo che tra gli smutandati di Prada salti fuori almeno un artista in grado di farci riflettere sulla follia della guerra ma intanto arriva la notizia che l'amministratore delegato Gianfranco d'Attis lascerà il marchio dal prossimo 30 giugno. Anche da Tod's la moda sembra latitare: ci sono alcuni modelli seduti nel giardino di Villa Necchi Campiglio che nella testa di Matteo Tamburini, direttore creativo del brand, è un elegante club estivo in città intitolato al gommino, l'iconico simbolo delle Tod's. Indossano le solite cose made in Italy tra cui il giubbotto in suede così morbido che sembra una pashmina (non a caso il materiale si chiama Pashmi) ma hanno scarpe e borse impeccabili con la suola a gommini anche nel caso delle sneakers e qualche charms legato al posto delle nappine da mocassino. Fedele a se stesso e soprattutto alla memoria di sua moglie Vivienne Westwood, Andreas Kronthaler fa sfilare un gruppo di ragazzi con i tacchi da alti ad altissimi, una splendida planeta vescovile in damasco rosso, degli abiti come tuniche da sera e alcuni completi maschili fatti secondo i sacri crismi dell'arte sartoriale inglese. Il tutto davanti a un bar all'angolo con Piazza San Babila "Per rendere omaggio agli anni meravigliosi di Fiorucci". La domanda è: ci serve proprio una simile confusione in un momento così difficile? Da Etro pensano di no e infatti la collezione sembra epurata con la stampa Bandana che diventa solo un dettaglio su giacche e pullover oppure invade i tessuti leggeri da portare al mare. Si torna a quella normalità un po' speciale che tiene in piedi il made in Italy anche in questi momenti terribili da marchi come Canali che ha alle spalle 90 anni di storia sartoriale e sa applicarla anche a capi contemporanei come il trench di camoscio oppure i jeans. Da MooRER, brand nato in Veneto intorno al mondo dei piumini arriva un total look portabile e di grande qualità. Formidabile ad esempio la capsule da mare in Sea Island, un cotone supermorbido che nasce solo alle Barbados.
Stessa storia per Altea, marchio che nel 1947 era un negozio di cravatte e dal 2020 è un brand per uomo e donna in mano alla famiglia Fila, i biellesi che hanno inventato lo sportswear italiano senza dimenticare di essere al centro del più bel distretto tessile del mondo.