Il prelievo forzoso in banca non farà sconti a nessuno

In caso di crisi nel credito, saranno colpiti anche i depositi inferiori ai 100mila euro. Verrebbe meno la clausola di salvaguardia finora sempre garantita ai risparmiatori

Il prelievo forzoso in banca non farà sconti a nessuno

Nessuno è al sicuro. Il documento «segreto» della Commissione europea e della Bce (svelato ieri dal Giornale ), che prevede l'intervento diretto di azionisti, detentori di obbligazioni e correntisti in eventuali salvataggi bancari, ha in sé una minaccia per tutti i risparmiatori. Secondo i rumor di Bruxelles, il testo conterrebbe una disposizione che elimina, in questi casi gravi, il paracadute che tutela i correntisti con disponibilità inferiori a 100mila euro. Una clausola di salvaguardia che, finora, è sempre stata garantita ai risparmiatori, anche nel tormentato caso cipriota.

È quanto conferma l'eurodeputato leghista, Gianluca Buonanno, che, a tal proposito, ha presentato un'interpellanza alla Commissione e all'Eurotower. «Noi parlamentari abbiamo a disposizione i testi ufficiali dell'Ecofin e dell'Eurogruppo, stilati in aprile e a luglio, che contengono solo il piano organizzativo del «Meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie», racconta sostenendo che «la verità, secondo quanto ci rivelano fonti interne alla Commissione, sarebbe ben diversa ed è per questo che abbiamo presentato l'interrogazione: voglio vedere se, questa volta, ci diranno tutto».

A ben guardare, vi sono dei precedenti poco rassicuranti che sembrerebbero confermare l'indiscrezione. Nell'autunno 2013 il Fondo monetario internazionale ha sostenuto, in una pubblicazione, che il prelievo forzoso una tantum del 10% dei conti correnti dei Paesi dell'Eurozona sarebbe uno strumento utile per riportare il debito sovrano ai livelli pre-crisi. Nello scorso gennaio la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, suggeriva ai Paesi europei in difficoltà di imporre la patrimoniale per rimettersi in sesto senza chiedere soldi in prestito agli altri. I veti posti dal numero uno dell'istituto tedesco, Jens Weidmann, al bazooka anticrisi di Mario Draghi la dicono lunga sul concetto teutonico di solidarietà. Ma è chiaro che quando parla la Bundesbank bisogna ricercare il mandante che è sempre lo stesso: la cancelliera Angela Merkel. L'estate scorsa, secondo il Wall Street Journal , il governo di Berlino avrebbe approntato una norma che inserisce il prelievo forzoso dai depositi (con giacenze oltre i 100mila euro, però) come strumento principe per risolvere le crisi bancarie. Strano ma vero: la Germania ha preparato una legge che anticipa pari pari quello che sarà il funzionamento del Single resolution mechanism, l'organismo comunitario che si occuperà di gestire le crisi nel credito.

Strano ma vero: la Germania, grazie a 250 miliardi di aiuti statali, ha superato a pieni voti gli stress test della Bce conclusi nell'ottobre scorso, anche perché le dissestate Landesbanken ne sono state tenute fuori.

«Tre indizi fanno una prova», commenta l'economista Claudio Borghi Aquilini, da pochi giorni responsabile economico della Lega Nord. «Prima le tabelle dell'Fmi, poi la raccomandazione della Bundesbank che suggeriva di “travestire” il prelievo forzoso da redistribuzione di ricchezza e, infine, il documento della Commissione», osserva ricordando che «lo Stato tedesco ha aiutato le proprie banche, gli italiani si sono svenati con il Fondo salva-Stati per evitare il naufragio delle banche spagnole e, adesso che abbiamo pagato la nostra polizza assicurativa, scopriamo che la copertura è inesistente».

Non è una questione di euroscettiscismo, precisa Borghi Aquilini, perché la domanda che bisogna rivolgersi è un'altra: «La Germania è un nostro alleato o un nostro concorrente?». L'esempio, sottolinea, è la tedesca Zeppelin Friedrichshafen che «ha acquistato l'americana Trw, operante nell'automotive, grazie agli aiuti della KfW (la Cassa depositi e prestiti tedesca che non viene conteggiata nel debito pubblico a differenza dell'Italia), e ora chiude lo stabilimento italiano dell'azienda Usa».

Ecco, il fine ultimo è questo: «I tedeschi hanno un sogno: rientrare dalla loro esposizione creditoria nei nostri confronti e incenerire la nostra industria». Se quel documento è da qualche parte a Bruxelles, il loro obiettivo sarà più vicino.

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