Meno di un tempo (40 minuti appena) per chiudere la partita contro Lega e M5S. La doppietta del presidente del Consiglio Mario Draghi, nella conferenza stampa di giovedì sera, archivia i rigurgiti dell'era gialloverde. Un colpo a Matteo Salvini sul green pass, l'altro sulla Giustizia a Giuseppe Conte, leader in pectore del M5s. Risultato in cassaforte. Giovedì sera, poco dopo le 19, è ufficialmente iniziato il «semestre Draghi». Pancia a terra e pedalare: è questo il segnale che l'inquilino di Palazzo Chigi vuole lanciare a Lega e M5S. L'uno-due, «inaspettato», segna un cambio di passo per l'esecutivo. Basta distinguo e logoramenti. L'avvertimento, in vista dell'apertura del semestre bianco, arriva forte e chiaro alle orecchie di Salvini e Conte. Dal 3 agosto le Camere non potranno più essere sciolte per sei mesi, fino all'elezione del prossimo Capo dello Stato.
Draghi gioca d'anticipo e va all'attacco. Il timore che da settimane rimbalza tre le forze di maggioranza non cambia: l'inizio del semestre bianco, la certezza di non andare a elezioni anticipate, può far scattare il rompete le righe. La paura per Draghi è di finire nel Vietnam politico, tra posizionamenti e propaganda da parte di Lega, Pd e M5s. La trappola perfetta per condurre il governo su un binario morto. Uno scenario che spinge l'ex numero uno della Bce alle contromisure. Patti chiari e vita lunga al governo. L'asse gialloverde, Lega e Ms5, si è ricostituito nelle ultime settimane grazie alla lunga trattativa per l'introduzione dell'obbligo del green pass in Italia. Grillini e leghisti hanno giocato di sponda, provando ad alzare un muro contro una versione molto estensiva dell'utilizzo della certificazione verde. Draghi ha fatto di testa sua, senza cedere alla pressione gialloverde: via libera all'obbligo del green pass anche per bar e ristoranti. Demolito il fortino di Lega e Cinque stelle.
L'irritazione che arriva sia dal fronte leghista che da quello grillino certifica la nuova fase. Stavolta c'è uno scatto in avanti: nella conferenza stampa, il presidente del Consiglio passa il Rubicone contro l'alleato Salvini - «l'appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente, oppure a far morire: non ti vaccini, contagi, muori, o fai contagiare e fai morire. E poi è un appello a non riaprire», dice Draghi. Tant'è che le parole colgono di sorpresa l'ex ministro dell'Interno. La conferenza è l'occasione per fissare i paletti anche sulla riforma della Giustizia. L'ex premier Conte si agita, minaccia lo strappo, chiede modifiche sostanziali. Per l'«avvocato del popolo» il messaggio è abbastanza netto: la riforma Cartabia sarà approvata. Senza ritardi e rinvii. Draghi concede margini stretti: solo cambiamenti di natura tecnica. Ma accelera sui tempi: il 30 luglio il provvedimento approvato dal Cdm approda in Aula. Sarà posta la fiducia sul via libera alla riforma. Mossa che fa saltare i piani del leader dei Cinque stelle che puntava a una campagna di logoramento. Draghi ribalta il tavolo. Ora Conte ha due opzioni: accetta e incassa la prima retromarcia oppure rompe e rischia di perdere una pattuglia di parlamentari (vicina a Luigi di Maio) filo-governista. Il colpo di Draghi provoca il primo fallo di reazione dei contiani.
Il ministro grillino per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, minaccia addirittura le dimissioni se la riforma non sarà cambiata. Un buco nell'acqua. La carta degli ultimatum è sepolta nella sala conferenze di Palazzo Chigi.
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