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Delmastro ammette: "Gli ho parlato io". Meloni agli alleati: "Abbassiamo i toni. Dai dem ambiguità"

Il numero due di Nordio: ho risposto ad alcune domande di Donzelli. La premier: su Cospito Pd vago. Solidarietà di Salvini, silenzio di Fi

Delmastro ammette: "Gli ho parlato io". Meloni agli alleati: "Abbassiamo i toni. Dai dem ambiguità"

Le dimensioni della bufera che sta per scoppiare alla Camera Giorgia Meloni le ha già chiare non appena il caso Donzelli fa capolino nella conferenza stampa congiunta dei ministri Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interni) e Antonio Tajani (Esteri). È tarda mattinata e al Guardasigilli viene chiesto conto delle accuse rivolte al Pd da Giovanni Donzelli, non solo il responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia ma ormai da tempo uno degli uomini più vicini alla premier. A Montecitorio il caso è appena scoppiato, ma è già piuttosto chiaro che le parole del big di Fdi (citando un incontro in carcere tra Alfredo Cospito e alcuni parlamentari dem si chiede se «la sinistra sta con lo Stato o con i terroristi che stanno con i mafiosi») sono destinate a diventare terreno di uno scontro che rischia di coinvolgere il governo. Parole che nel merito la premier in buona parte condivide, visto che negli ultimi giorni in privato non ha mancato di manifestare le sue perplessità su quella che considera una posizione «troppo ambigua» del Pd sul caso Cospito e sugli attentati anarchici. Altra cosa, però, sono le modalità con cui il tema viene portato al centro del dibattito parlamentare. Nel suo intervento alla Camera, infatti, Donzelli - che è anche vicepresidente del Copasir - cita informazioni riservate che dovrebbero essere nella disponibilità solo del ministero della Giustizia. Nello specifico, un documento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di cui sarebbe stato messo a conoscenza dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che non solo ha la delega al Dap ma che con il collega di partito condivide la casa romana a Monti.

Tanto è chiara la direzione che sta prendendo la vicenda, che Meloni chiede subito agli alleati di non alimentare polemiche, se possibile anche di esprimere solidarietà. Non è un caso, dunque, che già verso ora di pranzo fonti della Lega facciano sapere che Matteo Salvini ha chiamato Donzelli. Più cauta, invece, la posizione di Forza Italia. Che sceglie la linea del silenzio, nonostante a sera in Transatlantico non ci sia un solo deputato azzurro che solidarizza con Donzelli. Da sempre è il refrain i parlamentari di tutti gli schieramenti fanno visita ai detenuti e nessuno li ha mai tacciati di collaborazionismo. Ma qualcuno lo ha mai pensato di Marco Pannella?.

È dopo pranzo, però, che lo scontro si trasforma in una valanga che punta direttamente su Palazzo Chigi. Quando Donzelli spiega che è venuto a conoscenza delle informazioni come avrebbe potuto fare qualsiasi parlamentare. In verità, gli sono state fornite da Delmastro Delle Vedove. A sera, con più di un interlocutore, è infatti lo stesso sottosegretario alla Giustizia ad ammettere di aver condiviso con lui il contenuto di alcuni documenti («ho risposto ad alcune sue domande»). Nessuno passaggio di carte, ma comunque una messa a conoscenza di informazioni che dovevano restare tra le quattro mura di via Arenula. Non un dettaglio, tanto che Nordio atteso oggi alla Camera per un'informativa fa sapere di aver chiesto ai suoi uffici di ricostruire con urgenza l'accaduto. Una vicenda, dunque, che rischia di avere strascichi non da poco.

Meloni che in giornata sente Donzelli diverse volte non entra nel merito della querelle. Neanche in un video che pubblica su Facebook a sera per fare il punto dei suoi primi cento giorni di governo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, invece, vede un nesso tra la conferma dell'ergastolo ostativo da parte del governo e il caso Cospito.

E attacca: «Dire che Meloni è pronta a lasciar morire in carcere Cospito, quando sul 41bis la decisione è dei magistrati e non del governo, serve solo a dire che l'obiettivo è Meloni».

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