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Prescrizione, il Pd riscrive la riforma di Bonafede I grillini: non arretriamo

Presentato il ddl: processi sospesi fino a 3 anni e 6 mesi. Fi: «Copiano la nostra proposta»

Prescrizione, il Pd riscrive la riforma di Bonafede I grillini: non arretriamo

U na la toglie e l'altro la rimette. Sono arrivati a questo incrocio: il Pd presenta una legge per paralizzare la legge del M5s. Ostile alla riforma Bonafede, riforma che blocca la prescrizione a partire dalla sentenza di primo grado, il Pd ha ieri illustrato, presso la sede del Nazareno, quella che ritiene essere la soluzione per «avere una giustizia efficace dove non si scappa dai processi, ma garantendone la giusta durata e salvaguardando la prescrizione, istituto necessario». Una scorciatoia per contrastare una riforma che pensano essere incostituzionale («Vengono lesi i princìpi sulla giusta durata dei processi» ha detto Walter Verini, responsabile giustizia Pd) e conservare nello stesso tempo gli incarichi e la ribalta. Per tentare di spiegare come riuscirci, si sono presentati in sei e tutti esperti di diritto: Anna Rossomando, Verini, Franco Mirabelli, Alfredo Bazoli, Andrea Giorgis, Carmelo Miceli.

Il testo della legge nel suo insieme è più breve dei loro cognomi: si compone di un solo articolo e riempie nove righe. Interviene sulle sentenze di condanna e sospende la prescrizione, dopo il primo grado, per due anni (ma possono estendersi a due anni e sei mesi qualora venga proposto l'appello) e di un ulteriore anno dopo il secondo grado. Totale: tre anni e sei mesi. A sentirli «questa è la via d'uscita che permetterà di evitare i processi infiniti».

Il Movimento Cinquestelle però da giorni ripete che la riforma Bonafede entrerà in vigore dal primo gennaio 2020 e non intende modificarla sposando la proposta del Pd. La cosa non impensierisce Verini: «Il diniego di Bonafede è arrivato in vista dell'entrata in vigore il primo gennaio, visto come data simbolica. Ma dopo il primo gennaio verrà anche il 2 e questa norma sulla prescrizione ha conseguenze pesanti sul sistema giustizia. Noi crediamo che piantata questa bandierina si possa dialogare». Al momento sta facendo allontanare le imprese che, terrorizzate dalle conseguenze, minacciano la fuga dall'Italia. Ne è consapevole Nicola Zingaretti che ha fatto riferimento proprio a queste ultime: «Il Pd è per una giustizia al servizio dei cittadini, per tempi certi nei processi nei quali le imprese, che hanno contenziosi, possano contare su esiti rapidi». Ma su chi può contare il Pd per approvarla? Escluso il M5s, rimane Italia Viva che tuttavia non ha nessuna voglia né di cedere a quello che giudica giustizialismo 5s né alla conciliazione che propone il Pd. «Se si trova una mediazione benissimo, altrimenti noi di Italia Viva votiamo il ddl Costa» dice Cosimo Ferri. Fa riferimento al ddl del deputato Enrico Costa di Forza Italia e che i renziani, la notte della manovra di bilancio, hanno votato come odg.

La possibile intesa indispone già Verini e il Pd: «La proposta Costa vuole spaccare la maggioranza. È solo uno strumento per fare tornare chi usava la giustizia come clava e propaganda politica». In realtà le due proposte sono così simili che Costa ha ieri replicato: «Quelli del Pd hanno davvero una gran bella faccia tosta. Prima respingono più volte la nostra proposta provocando l'entrata in vigore dello stop alla prescrizione, poi presentano un testo con gli stessi contenuti della proposta appena bocciata». Di ipocrisia, ma rivolgendosi a Italia Viva, ha parlato il capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini: «Dove erano i renziani quando il loro leader ha deciso di entrare al governo con i 5s? Ora fanno finta di indignarsi. Ipocrisia al potere».

O, forse, solo potere e confusione.

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