Il Pd parte alla riconquista del Campidoglio. Le primarie che si terranno oggi segnano, nei fatti, l'apertura della campagna elettorale del centrosinistra eppure a Roma quasi non si respira un clima di grande partecipazione.
La vittoria dell'ex ministro dell'Economia del Conte-bis, Roberto Gualtieri, appare scontata e l'unico timore degli organizzatori è che le primarie romane si possano trasformare in un flop a causa della scarsa partecipazione. “A Roma si ripeterà lo stesso scenario di Torino, ma con un risultato forse più certo perché le primarie sono state esautorate dalla dirigenza Pd”, spiega a ilGiornale.it Lorenzo Castellani, docente di Storia delle Istituzioni politiche presso la LUISS Guido Carli, fortemente convinto che questo strumento di partecipazione politica abbia ormai perso il suo appeal. “Le primarie non servono solo a scegliere il candidato, ma anche per mobilitare i suoi sostenitori e il suo elettorato potenziale e a comunicare le proprie idee”, sottolinea, invece, Gianfranco Pasquino, docente di Scienza Politica all'Università di Bologna che, riguardo all'affluenza, dice: “Se vanno a votare 20-30mila persone è chiaro che è un brutto segnale perché vuol dire che il Pd non ha più la capacità di mobilitazione il suo elettorato”.
E, in effetti, il voto di Roma si gioca tutto sul dato della partecipazione “Che Gualtieri vince col 60, col 70 o con l'80% poco cambia, ma se andranno ai gazebo meno di 20mila persone non si potrà dire che sarà stato un bel risultato”, ammette il sondaggista Federico Benini, fondatore di Winpoll che pone l'asticella del successo sopra i 30mila votanti. “Non è la prima volta che il Pd fa primarie chiuse, ossia dall'esito scontato. Ma stavolta, anche se è stato introdotto il voto online, prevedo una bassa partecipazione perché, nonostante vi siano ben sette candidati, manca una vera competizione”, chiarisce Luigi Di Gregorio, docente di Scienza Politica presso l'Università della Tuscia di Viterbo.
Il nodo vero di queste primarie, però, lo coglie Pasquino che mette in luce il fatto che “il Pd romano, in questi cinque anni, non ha saputo preparare un candidato da contrapporre alla Raggi. Ora ha trovato Gualtieri, che è un buon candidato, ma che, in occasione del voto di ottobre, avrà in Carlo Calenda un elemento di disturbo molto consistente”. In estrema sintesi, non basta vincere le primarie per riconquistare la poltrona di sindaco della Capitale. “Roma è la partita più incerta.
Con un candidato più popolare, la vittoria del Pd sarebbe stata più a portata di mano. Gualtieri non è particolarmente affabile e c'è il rischio che l'elettorato di periferia della Raggi, al ballottaggio, voti centrodestra”, chiosa Castellani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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