Roma - «Un'azione sconsiderata che espone gli italiani a un pericolo mortale: la Russia è un partner strategico e un interlocutore per la stabilizzazione del Medio Oriente». Dal sacro blog è lo stesso Beppe Grillo ad avvertire Matteo Renzi e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che l'appoggio all'azione anti-russa in Lettonia decisa dalla nato su pressione americana è controproducente. Certo, M5S è pacifista ma per una volta si ritrova sulle stesse posizioni del centrodestra per una questione che non sia il referendum. «Chi ha preso questa decisione è un pazzo», ha commentato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Fi). Sullo stessa posizione anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Anche l'ex premier Enrico Letta ha espresso «più di un dubbio» sulla scelta compiuta dall'Alleanza atlantica.
In realtà, le osservazioni sull'importanza geopolitica delle buone relazioni con Mosca nascondono anche la necessità di tenere aperto un canale commerciale giacché le sanzioni imposte per l'annessione della Crimea in seguito alle tensioni con l'Ucraina hanno peggiorato il clima di business tra il nostro Paese e la Russia. Secondo i dati della Sace (la controllata Cdp che si occupa di assicurazioni sui crediti all'export), le nostre esportazioni italiane in Russia sono scese nel 2015 del 25,2% rispetto all'anno prima, fermandosi a 7,1 miliardi. Nel 2013, ultimo anno prima del blocco commerciale imposto dall'Occidente, si era raggiunto il valore record di 10,7 miliardi. Seguire le ubbie del presidente Obama è costato molto caro alle imprese italiane.
Il bollettino della «guerra commerciale» segnala -60% dell'export di autoveicoli, - 36% per i prodotti in metallo e -34% per quelli alimentari (con il Parmigiano reggiano che ormai in Russia non arriva quasi più a tutto vantaggio degli imitatori internazionali) e -31% per l'abbigliamento. Anche il primo semestre 2016 non ha fornito indicazioni positive poiché il nostro export si è fermato poco sotto i 3,1 miliardi di euro confermando le stime secondo cui le esportazioni dovrebbero fermarsi a quota 6,5 miliardi registrando un ulteriore calo. Senza contare che le nostre imprese sono messe ulteriormente in difficoltà dal blocco del canale finanziario poiché le sanzioni coinvolgono anche il comparto bancario e senza anticipazioni di credito internazionali i russi spesso non riescono a pagare i fornitori italiani che vanno in difficoltà. La Commissione Ue per aiutare il settore agricolo ha disposto ulteriori aiuti, soprattutto per il comparto lattiero-caseario, ma è chiaro che i produttori italiani hanno perso un importante canale. Ma il dramma non è solo quello del Parmigiano scalzato dal Parmesan.
Va male anche per le mele del Trentino così come per i produttori di calzature.Insomma, assecondare le operazioni militari Nato potrebbe rivelarsi un boomerang. Non solo perché Putin è un solido alleato contro Isis, ma pure perché si danneggiano le imprese.
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