
«Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo romeno, che voglio servire», ha detto al seggio elettorale, in una giornata che lui stesso ha definito «uno spartiacque» per la Romania. L'obiettivo è raggiunto, con oltre il 30% delle preferenze secondo i primi exit poll, per George Simion, 38 anni, fondatore e leader dell'Aur, l'Alleanza per l'Unione dei Romeni, leader di estrema destra euroscettico e anti-immigrazione, fan di Donald Trump e contrario all'invio di aiuti all'Ucraina e pronto a spingere il Paese fra le braccia della Russia. I due candidati europeisti Nicusor Dan e Crin Antonescu sarebbero entrambi poco sopra al 20% e si contendono il ruolo di sfidanti. In attesa dello spoglio ufficiale. Gli exit poll non considerano infatti il voto dei romeni all'estero e si teme che non siano del tutto affidabili, visto che circa la metà degli elettori si è rifiutata di dichiarare il proprio voto.
La missione sembra tuttavia compiuta per Simion, almeno al primo turno delle presidenziali, preludio del ballottaggio che in assenza di un candidato che superi il 50% dei consensi, è fissato per il 18 maggio, quando si deciderà definitivamente il successore dell'attuale presidente Klaus Iohannis, in una Romania che appare spaccata fra la spinta europeista e atlantista e le forze anti-sistema.
Simion, che ha condotto una campagna incentrata sullo slogan di stile trumpiano «Romania First» (Prima la Romania) è in testa in questa prima tornata elettorale, indetta dopo l'annullamento del voto dello scorso 24 novembre da parte della Corte Costituzionale, una decisione arrivata a due giorni dal secondo turno e motivata da irregolarità finanziarie e interferenze russe, ma contestata con proteste e scontri di piazza come «l'elezione rubata», il «golpe». Per i romeni è dunque un bis, uno schiaffo all'establishment e a chi da mesi paventa i rischi di una svolta illiberale e filo-russa di Bucarest, riemersa ieri mentre a urne ancora aperte hacker filorussi hanno lanciato un cyberattacco contro siti governativi e del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu.
Per marcare la sua «missione», «il ripristino dell'ordine costituzionale, il ripristino della democrazia» - come li definisce lui - Simion, che a novembre scorso ottenne il 13,9% dei voti, si è presentato ieri al seggio proprio con Calin Georgescu, il candidato che sei mesi fa, con un piattaforma ultranazionalista e fortemente critica della Ue e della Nato, di cui la Romania è parte, a sorpresa vinse con il 22% il primo turno delle presidenziali, poi annullate dall'Alta Corte, per poi essere escluso dal voto di ieri e indagato per false dichiarazioni sui finanziamenti della campagna elettorale e per promozione di gruppi fascisti. «Siamo qui con un solo desiderio: fare giustizia per la Romania», ha insistito Simion parlando per entrambi, mentre a urne ancora aperte ha spiegato che affiderà proprio a Georgescu l'incarico di primo ministro in caso di vittoria.
Undici i candidati in lizza ieri. Con uno scarto netto, Simion supera Crin Antonescu, 65 anni, ex presidente ad interim della Romania ed ex presidente del Senato, liberale, espressione dell'establishment e dell'attuale coalizione di governo (i socialdemocratici del Psd, i liberali conservatori del Pnl e il Partito della minoranza ungherese Udmr). Superato anche l'indipendente e sindaco di Bucarest, Nicusor Dan. Indietro, lontano da qualsiasi ipotesi di ballottaggio, Victor Ponta, 52 anni, ex premier socialdemocratico che si è presentato da indipendente e si è fermato intorno al 15%. Netta flessione di consensi con il 4% per Elena Lasconi, 53 anni, sindaca del piccolo comune di Câmpulung ed esponente del centrodestra moderato, che nella tornata elettorale di fine 2024, poi annullata, sarebbe andata al ballottaggio previsto per l'8 dicembre.
Il risultato era atteso con nervosismo nelle capitali europee, a Washington, così come a Mosca e a Kiev.
La Romania confina a Nord con l'Ucraina e Kiev esporta il 70% del suo grano lungo le coste del Mar Nero, attraverso le acque territoriali rumene, verso Istanbul. L'esito del ballottaggio sarà cruciale non solo per il futuro di Bucarest.
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