Profughi, ultimo affare delle Coop: "Lavorino da noi pagati dallo Stato"

Le cooperative non si accontentano dei 35 euro per la gestione degli immigrati. Ora chiedono che svolgano il Servizio Civile a 500 euro al mese

Profughi, ultimo affare delle Coop: "Lavorino da noi pagati dallo Stato"

Gli affari sono affari, si sa. E i soldi sono come le noccioline: una tira l'altra. Da oggi infatti le cooperative non si accontentano più del pagamento dei 35 euro al giorno garantito per la gestione dei migranti: vogliono pure che i profughi lavorino per loro.

Ieri il responsabile di Legacoopsociali Emilia-Romagna, Alberto Alberani, ha messo sul piatto una nuova proposta: la possibilità di iscrivere i migranti al Servizio Civile Nazionale, farli lavorare nelle cooperative (rosse) e assicurargli uno stipendio mensile pagato dai cittadini.

Già in passato le associazioni caritatevoli e alcuni sindaci avevano provato a impegnare i richiedenti asilo in attività di volontariato gratuito: pulire le strade, dipingere i muri, raccogliere la spazzatura e via dicendo. Stavolta però le coop si sono spinte oltre. «Fare il servizio civile in una cooperativa sociale, cioè in un'azienda vera, può produrre nuova economia» e «dare ai profughi prospettive di lavoro», ha detto Alberani al direttivo regionale di Legacoop. Poi ha concluso: «Dobbiamo pensare che i profughi non sono un problema ma una risorsa».

Nessuno mette in dubbio che i migranti siano una risorsa per le cooperative. Anzi, sono una vera Eldorado e i numeri lo dimostrano: per rimanere in Emilia-Romagna, nel 2015 il fatturato delle sole associazioni sociali iscritte a Legacoop ha superato per il secondo anno consecutivo il miliardo di euro. Un miliardo. Mica bruscolini. Tanto che la redditività è al 3% e gli utili sono aumentati dell'11%. In totale parliamo di 200 aziende, 25mila dipendenti e un giro di affari miliardario che va dalla gestione di servizi per disabili a quelli per anziani, bambini, tossicodipendenti e richiedenti asilo.

Nel dettaglio, secondo la proposta di Alberani, i profughi verrebbero ammessi al Servizio Civile Nazionale e potrebbero iniziare a lavorare in una cooperativa sociale, impiegati in progetti di assistenza alle persone, di protezione civile, in settori ambientali, del patrimonio artistico ed educativo. Il contratto sarebbe di 12 mesi con un impegno settimanale dalle 24 alle 36 ore. Lo stipendio mensile dovrebbe ammontare a 14,46 euro netti al giorno, che al mese fanno 433,80 euro. Mica male. A questi bisogna aggiungere anche il pocket money giornaliero da 2,5 euro riservato ai profughi ospitati nei centri di accoglienza. Alberani, infatti, intende ammettere al servizio civile non solo chi ha già ricevuto lo status di profugo, ma anche richiedenti asilo e possibili clandestini. A conti fatti quindi un immigrato arriverebbe a incassare 500 euro al mese per l'intero anno di durata del servizio. Paga dignitosa, soprattutto se si considera quanti giovani italiani vivono oggi il dramma della disoccupazione.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), non ci ha pensato due volte a raccogliere la proposta di Legacoop. «Per i migranti avevamo previsto l'opportunità di lavori socialmente utili per non lasciarli bighellonare - ha detto - Aprire al servizio civile è una proposta che merita di essere discussa». Ovviamente dovrebbe essere d'accordo anche il governo, chiamato a investire parecchi soldi. Ma è un dettaglio.

Le coop intanto hanno lanciato il sasso, nella speranza che prima o poi i profughi possano lavorare per loro a spese dello Stato. Sommando così ai 35 euro al giorno (che già incassano) anche l'impiego gratuito degli immigrati. Una pacchia.

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