I tempi di attesa in pronto soccorso sono tornati quelli di sempre. Se è vero che nelle scorse settimane i codici bianchi, cioè i pazienti non urgenti, erano arrivati quasi a quota zero, è altrettanto vero che in questi giorni il flusso ha ripreso i ritmi canonici. Con un'aggravante: chi deve essere ricoverato deve prima sottoporsi al tampone.
E non sempre in Lombardia la procedura è immediata, soprattutto se gli ospedali non hanno il laboratorio all'interno ma si devono appoggiare ad altre strutture. In quel caso vanno messe in conto almeno quattro ore in più rispetto al dovuto prima di poter entrare in reparto. Perché il tampone deve essere portato fisicamente altrove e bisogna dare ai tecnici del laboratorio il tempo di applicare i reagenti e attendere una risposta del test. In particolar modo sono gli ospedali territoriali ad appoggiarsi ad altre strutture: Busto Arsizio invia i tamponi dei pazienti da ricoverare al Niguarda di Milano e, da inizio giugno, a Varese, quindi le analisi vengono fatte a 40 chilometri di distanza. L'ospedale di Vimercate si appoggia al laboratorio del San Gerardo di Monza e riceve le risposte nell'arco di 24 ore. L'azienda ospedaliera di Legnano si è organizzata per fare tutto in casa ma ha reso autonome le sedi «gemellate» come Magenta per non sovraccaricare i laboratori e tagliare i tempi di attesa per i risultati.
«Il pronto soccorso ci segnala i tamponi a cui dare la precedenza in base alla tipologia di urgenza - spiega il direttore dell'unità di Microbiologia Pierangelo Clerici - e quindi, in base alle necessità, abbiamo tempi che vanno dall'ora e mezza alle 4 ore. Ma fortunatamente non abbiamo tragitti da fare».
Al Policlinico di Milano si sono attrezzati per creare un doppio percorso: uno dedicato ai pazienti sospetti Covid, che nel giro di 3 o 4 ore ricevono i risultati del test. Un secondo percorso è quello «a lungo termine», per non sovraccaricare la corsia d'emergenza, in cui i risultati arrivano entro 78 ore: è riservato a chi è già ricoverato, a chi ha un ricovero programmato e al personale che deve controllarsi. Al Policlinico inoltre confluiscono anche i tamponi di altri: in piena fase Covid anche del Pio Albergo trivulzio e delle Rsa.
Ora, grazie ai nuovi finanziamenti regionali, l'ospedale riuscirà a coprire fino a mille richieste al giorno anche se, si presume non ci siamo più le esigenze dei mesi scorsi. In queste settimane il meccanismo procede bene, con numeri più gestibili.
Da cosa nascono quindi gli intasamenti nei laboratori? Non più dal boom di esami da fare né dalla mancanza di reagenti (ormai la Lombardia è tarata su 23mila test al giorno in 49 laboratori) ma dai test sierologici. Dopo il via libera ai test sugli anticorpi in Lombardia, molti hanno denunciato lunghi tempi di attesa per il tampone, che è obbligatorio per chi risulti positivo al test degli anticorpi.
Cittadini che si sono sottoposti volontariamente alle analisi attendono da tempo che le Ats chiamino per il tampone, in una quarantena forzata e dai tempi incerti.
C'è anche il nodo delle persone che hanno avuto
sintomi sospetti o contatti con malati e hanno richiesto il tampone mesi fa, senza riuscire a farlo. Per loro la linea della Regione è quella di prediligere il sierologico e solo in caso di esito positivo passare al tampone.
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