Atene al bivio, soluzione Cipro o crac controllato

La prospettiva: banche chiuse e controlli sui capitali. Le Borse verso un lunedì nero

E ora, che succede? Il fallimento dei negoziati apre tutta una serie di interrogativi sul destino della Grecia, ormai priva del paracadute finanziario garantito finora dal piano di assistenza, e sulla reazione dei mercati, che avevano scommesso con decisione sul lieto fine, già a partire da domani.

A fine mese, scade la rata da 1,6 miliardi da rimborsare al Fondo monetario, primo scoglio sulla solvibilità che il Paese - se non interverrà qualche magia contabile - non riuscirà a superare. Sarà l'anticamera del default. La bancarotta non è infatti immediata. Christine Lagarde, numero uno del Fmi, ha negato che ad Atene sarà concesso un periodo di grazia di 30 giorni, ma ha comunque precisato che la Grecia sarà tecnicamente «in arretrato» se non salderà il suo debito.

Due settimane dopo la scadenza, arriverebbe una sollecitazione da Washington e, dopo altri 15 giorni, in mancanza di pagamenti, il direttore generale del Fondo dovrebbe informare il board esecutivo sullo stato di insolvenza del debitore. Le conseguenze? Gli altri creditori potrebbero chiedere l'immediato saldo di tutti i crediti vantati nei confronti di Atene (seduta su una montagna di debito di oltre 310 miliardi di euro) e, contemporaneamente, partirebbero i pagamenti dei credit default swap.

Non solo. I fondi di emergenza Ela versati dalla Bce alle banche elleniche verranno tagliati se gli istituti saranno ritenuti non più solvibili e quindi privi delle garanzie adeguate. Mario Draghi, che finora ha dirottato quasi 90 miliardi verso le banche greche, potrebbe in realtà decidere di chiudere i rubinetti molto prima. Anche domani, in linea teorica. Così come fatto con Cipro nel 2013. Messa alle strette, Nicosia fu obbligata a introdurre un prelievo forzoso sui conti correnti superiori ai 100mila euro, in cambio di aiuti per 10 miliardi.

Una soluzione di tipo cipriota avrebbe due conseguenze. Una, sicura: un vero e proprio assalto agli sportelli bancari e ai bancomat che farebbe impallidire l'esodo ordinato dai conti correnti avvenuto in tutti questi mesi. Ciò provocherebbe, verosimilmente, una chiusura delle banche per evitare il totale prosciugamento dei conti. In seconda battuta, il governo potrebbe disporre controlli sui movimenti di capitale e una stretta sui bonifici.

Per poter pagare stipendi e pensioni e, più in generale, per finanziare le proprie attività, il governo greco potrebbe inoltre decidere di introdurre una moneta parallela, il cosiddetto Iou (ovvero, «I own you», «io ti devo»), una sorta di pagherò che, in base all'ordinamento europeo, non potrebbe essere emesso. Gli Iou farebbero da preludio alla Grexit vera e propria, con conseguenze difficilmente calcolabili. Anche se una repentina svalutazione della nuova dracma (attorno al 40%, sostengono alcuni economisti) va messa in conto.

Nell'immediato, resta da valutare la reazione dei mercati.

Nella convinzione che un accordo sarebbe stato raggiunto, le Borse europee avevano chiuso la settimana con un guadagno del 5% (indice Eurostoxx) e Piazza Affari con un +4,8%. Domani la musica rischia di cambiare, soprattutto sul fronte degli spread. Incrociamo le dita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica