Monica Giuliano, presidente della provincia di Savona: «Abbiamo installato gli autovelox dopo esserci confrontati con le comunità locali allo scopo di garantire la sicurezza dei territori individuati come a rischio». L'ex presidente della Provincia di Ascoli Piero Celani: «Non è un atto vessatorio ma una tutela per i nostri cittadini, visto che i rilevatori sono stati posti in luoghi ove è maggiore il verificarsi di incidenti». Preoccupato anche il presidente della provincia di Salerno Giuseppe Canfora, che lamenta troppi incidenti per «condotte imprudenti»: bisogna garantire «la sicurezza della circolazione sulle strade provinciali» e contribuire «alla tutela degli automobilisti e degli altri utenti della strada».
Come? Con i nuovi autovelox, ovvio. Stessa strada scelta nei mesi scorsi anche da altre amministrazioni provinciali in tutta Italia. A scorrere le cronache locali sembra un'epidemia. Anche a Brescia, Lecce, Forlì improvvisamente è scoppiata l'«emergenza sicurezza» degli automobilisti. Naturalmente sempre sulle strade provinciali e sempre affrontate allo stesso modo: autovelox, autovelox, autovelox.
L'improvvisa ansia da sicurezza arriva in coincidenza, guarda caso, con le vivaci proteste che da mesi le amministrazioni provinciali stanno mettendo in campo per battere cassa col governo. Di recente l'Unione delle province ha indetto una settimana di mobilitazione e lanciato un appello al premier Gentiloni: «È un'emergenza nazionale -si è lamentato il presidente Achille Variati- nel 2017 alle 76 province delle regioni a statuto ordinario mancheranno 651 milioni per coprire le spese ordinarie per le funzioni fondamentali. Non aspettiamo le tragedie per intervenire». L'ovvio sospetto è che l'emergenza pecuniaria, più di quella stradale, sia il movente dell'improvvisa fioritura di autovelox provinciali. Qualcuno lo esplicita. Come il consigliere provinciale Gianfranco Spadoni, che al sito di news Ravenna Today parla di «vero business mascherato da nobili fini di prevenzione per la pubblica sicurezza».
Uno sguardo ai bilanci di previsione di alcune province conferma: ad Ascoli si passa da un incasso previsto da multe di 10.000 euro a quasi tre milioni, a Rieti da 800.000 a oltre 3 milioni del 2016, a Brescia da 21 milioni del 2014 a 33 milioni del 2016. Effetti collaterali della riforma Delrio. Che non ha abolito le province, visto anche il flop del referendum costituzionale. Dopo tanti slogan, l'unica conseguenza è averne prosciugato le risorse. In più, eliminando l'elezione diretta, è svanito il rischio di venire puniti dagli automobilisti-elettori. La corsa all'autovelox, tra l'altro, ha prodotto qualche effetto che sarebbe comico, se non si ripercuotesse direttamente sulle tasche dei cittadini al volante. A Salerno, ad esempio, per giustificare l'emergenza vittime della strada si sono utilizzati, nel 2017, dati Istat aggiornati al 2010. Ad Ascoli la Provincia ha installato un fruttuoso autovelox su una strada provinciale, la Circonvallazione ovest. Quando poi ha deciso di cedere la competenza sulla strada all'Anas, ha pensato bene di trattenere per sé un solo tratto di strada. Facile indovinare: casualmente proprio quello su cui c'era l'autovelox. Che era stato installato, altra coincidenza, sei mesi dopo l'approvazione della Delrio.
Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e membro dell'ufficio presidenza Anci, usa parole dure: «È inaccettabile usare gli automobilisti come bancomat per risolvere gli errori di una riforma». A Savona gli automobilisti si sono ribellati. E alla fine la Provincia ha ceduto: via gli autovelox e rimborsi per le multe a pioggia. Un caso isolato, purtroppo.
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