Politica

Pugno duro sugli assenteisti: "Prenderemo le impronte"

La leghista Bongiorno contro i fannulloni della Pa Paragone (M5s) arruola Davigo: svolta giustizialista

Pugno duro sugli assenteisti: "Prenderemo le impronte"

Un annuncio tira l'altro. Cercando sempre di spararla più grossa del collega di governo, in un crescendo di spot manco fossimo ancora in campagna elettorale.

Nell'ultimo mese i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio non hanno fatto altro, oscurando, a dir poco, il più istituzionale presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una strategia di comunicazione mirata, culminata ieri con l'ennesima uscita del titolare del Viminale, questa volta sulle multe per chi in spiaggia viene sorpreso ad acquistare dagli ambulanti, e seguita da altre dichiarazioni ad effetto non solo di esponenti del governo. Dalle parole del ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, quindi ancora una volta da parte leghista, contro i furbetti del cartellino, a quelle del senatore M5s Gianluigi Paragone che in un'intervista al Corriere della Sera, pur cercando di resistere agli estremismi dell'ormai alleato del Carroccio, sembra ribadire l'approccio giustizialista della linea grillina.

È sempre sul quotidiano milanese che la Bongiorno spiega come intende far propria la battaglia intrapresa prima di lei dall'ex ministro Marianna Madia contro un fenomeno, quello dell'assenteismo nella Pubblica amministrazione, che definisce odioso e che vuole prevenire piuttosto che limitarsi ad intervenire sulle sanzioni per chi viene sorpreso allontanarsi illecitamente dal posto di lavoro come ha invece fatto la Madia. La Bongiorno mostra un piglio più operativo, quasi da «sceriffo» ritiene qualche sindacato, degno del suo leader Salvini. Pensa a sopralluoghi a sorpresa, ispezioni a campione effettuati da un pool di esperti e al rilevamento delle impronte digitali dei dipendenti per evitare che colleghi compiacenti striscino il cartellino per i più furbi. Misure solo annunciate ma che hanno già spaccato i sindacati. Qualcuno, come la Uil, ritiene che la Bongiorno «miri all'audience», o come la Fp Cgil che «la spari grossa per colpire l'opinione pubblica», altri come la Cisl sono pronti a collaborare con il ministro «per avviare il cambiamento auspicato il 4 marzo» nella certezza che la soluzione dei problemi dei lavoratori «non si riduca nell'intento, pur meritevole, di perseguire un'esigua minoranza di persone che non fa il proprio dovere».

Una battaglia sempre popolare, quella contro la piaga dei fannulloni negli uffici pubblici, già intrapresa nel 2008 dall'allora ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che aveva cominciato a combatterla facendo istallare i tornelli all'ingresso degli edifici, a partire dal suo dicastero. Adesso il ministro leghista la cavalca di nuovo, annunciandone altre, contro i raccomandati, da affrontare inserendo criteri legati al merito, e contro i corrotti, da intraprendere cominciando a semplificare certe leggi, come il codice degli appalti, perché più le norme sono chiare più è difficile che qualcuno cerchi di aggirarle. Ben vangano per la Bongiorno anche gli agenti provocatori previsti dal contratto M5s e la modifica della recente legge sulle intercettazioni.

Proprio dai pentastellati arriva un altro spot giustizialista.

Questa volta è l'ex giornalista di La7, ora senatore, Gianluigi Paragone, a dire al Corriere della Sera che gli chiedeva di manette, agenti provocatori e pm come Davigo, Gratteri e Di Matteo che potrebbero essere chiamati dal Movimento a scrivere un codice penale contro i crimini dei colletti bianchi, di «non aver paura della parola giustizialismo».

Commenti